domenica 30 novembre 2008

E' un pomeriggio di primavera inoltrata e il sole sta tramontando, tramonta un po' prima del solito, verso le 18 a causa della stagione. Sto percorrendo a velocita' moderata l'argine del Po, e guardo il sole dritto in faccia. Sto percorrendo ovviamente l'argine in direzione ovest e il sole al tramonto si presenta come un disco enorme la cui parte inferiore sfuma e si perde nel colore del cielo non piu' luminosissimo all'orizzonte. Percorro l'argine con decisione, lasciando dietro di me le case che vi sono "appoggiate" ai lati, la strada sterrata non è particolarmente ricca di ghiaia, anzi sembra si sia appena asciugata da un recente acquazzone oramai quasi del tutto "evaporato".
Dopo aver percorso un po' l'argine, mi ritrovo davanti a un ponte che attraversa il fiume Po, tale ponte è fatto interamente di metallo, di quel metallo utilizzato per le scale antincendio-uscita di sicurezza che stanno a fianco dei palazzi. La pavimentazione metallica del ponte è fatta in modo tale da avere dei buchi lunghi e stretti messi un po' a casaccio, in tal modo è possibile vedere giu l'acqua del fiume (acqua che sembra quasi quella del mare, dal colore e dalle piccole onde...), io salgo sul ponte con la bicicletta, e percorro un brevissimo tratto della "salita" metallica (il ponte è fatto a conca rivolta verso l'alto) ed ecco che subito la ruota davanti della bicicletta entra in uno dei buchi lunghi e stretti. Io mi spavento, perchè ho paura che la ruota con un po' di spinta o di peso del mio corpo attraversi del tutto il buco del ponte e cada giu portandosi dietro la bicicletta. Ho paura, la vertigine mi assale, e il pavimento del ponte non aiuta, sono spaventatissimo.

venerdì 7 novembre 2008

Sono nella sala situata al primo di un ristorante, la sala è rettangolare e mi trovo sul lato piu' stretto vicino alle scale per scendere giu. Se mi sporgo posso vedere cio' che succede giu' al piano terra: teste di gente che si muove, che parla... Nella parete di fronte a me c'e' una unica finestra quadrata posta al centro della parete stessa, dalla finestra entra la luce mattutina che pero' non è sufficiente ad illuminare tutto lo spazio e di conseguenza la luce attorno a me non è moltissima, ma sufficiente per distinguere ogni cosa che vi è attorno a me. I muri sono bianchi ma di un bianco che tende al grigio o all'azzurro tipico delle stanze in cui entra poca luce.
Attorno a me ci sono persone che si muovono, tavoli con gente che mangia e l'atmosfera è allegra, o meglio -sembra- allegra: è tutta gente che parla e scherza con accento napoletano e che sorride vistosamente in un clima di forzata allegria che io noto fin da subito e che mi trasmette solo una forte angoscia. Questo ristorante è gestito dalla mafia, e laggiu', davanti alla finestra, ci sta il boss-gestore: corporatura corpulenta, viso grosso, pelato, occhiali da sole nerissimi del tipo di quelli "a mascherina" che vanno di moda adesso, sguardo fisso davanti a se, immobile se ne sta con gli avambracci appoggiati sul tavolo, addosso una t-shirt azzurrino chiaro che si intravede a fatica a causa della mia posizione, perchè per me è in contro-luce e quindi vedo quasi una sagoma e basta.
E' un mio zio. Dovrei star tranquillo in questo luogo e invece non lo sono, nemmeno le persone con me non lo sono perchè sanno che non devono disturbare o fare cose che non vanno bene al boss, hanno paura ma devono mostrarsi allegre per sua volontà. Io ho paura di fare qualche mossa falsa o qualsiasi altra cosa che lo possa irritare perchè non conta che io sia suo parente, lui mi farebbe fuori comunque. Rimango bloccado li, in piedi, vicino alle scale... Qualcuno al piano terra rovescia una sorta di grande torta fatta di patate e tutti ridono perchè al piano di sotto si sta svolgendo una specie di festa per qualcuno e mi pare che laggiu' il clima sia piu' disteso di qua.
Ma ecco, il luogo cambia e mi ritrovo a casa. So che deve venire a visitarmi un signore con cui ho collaborato tempo fa per un lavoro di impaginazione di un libro. A.M., cosi' si chiama, entra in casa e lo vedo salir le scale dal primo piano in cui mi trovo; ci sono due rampe di scale separate da un piccolo intermezzo e mio zio si trova li, in piedi, fermo, con i suoi occhiali neri a fissare il vuoto. Per fortuna si scosta e lascia passare l'uomo che sta salendo, e io tiro un sospiro di sollievo perchè mancare di rispetto a un boss sarebbe fatale, ma tuttavia lo zio non vuole far sapere troppo chi è e quindi si comporta da perfetto sconosciuto. A.M. entra in stanza con me e mi chiede informazioni riguardo un cd di musica, tira fuori anche il suo lettore cd portatile, un vecchio modello degli anni 90 di colore grigio a pulsanti grigio piu' chiaro. Gli spiego che il cd è fatto da file mp3 e che lui non puo' leggerli con il suo lettore...