mercoledì 27 agosto 2008

In una discarica le cui mura bianche delimitano lo spazio pieno di macerie e oggetti impilati l'uno sull'altro, mi ritrovo seduto su una pila di piastrelle da pavimento, quadrate, in buono stato che provengono da qualche casa qua vicino. La pila è cosi' alta e solida che non ho problemi a rimanervi seduto sopra. Tutto è in bianco e nero. Macerie, pietre, oggetti metallici piu' o meno grandi e arrugginiti giacciono in questo posto che sembra abbandonato da tempo. In questo posto silenzioso e per nulla accogliente ci sono io e un vecchio, un vecchio con barba bianca lunga e capelli anch'essi lunghi bianchi, tutti arruffati. Ha addosso solo una sorta di lenzuono bianco e stirato, indossato come Gandhi nei filmati d'epoca. Non mi dice nulla, sta vicino a me e mi guarda con espressione serena e interrogativa nello stesso tempo. Vedo la sua fronte spaziosa, le rughe dritte, la pelle abbronzata ma non troppo consumata. Di fronte a me, a poca distanza, appoggiata sopra qualcosa di non ben identificato, sta un televisore di legno di quelli anni 70, con il vetro satinato ma crepato e in parte assente nell'angolo in alto a destra. Il televisore pero' proietta immagini a colori, in movimento, che si vedono bene. Sono ricordi, i miei ricordi passati che vedo e che riconosco subito: persone che sento poco o che non vedo quasi piu', eventi che avrei preferito "rivivere meglio" e cose del genere. La malinconia e' opprimente come la poca luce che illumina tutto l'ambiente: luce di un tramonto estivo avanzato, tipo quello di questi giorni...

mercoledì 20 agosto 2008

Sono arrivato a Rivalta sul Mincio, a piedi o in bicicletta, non lo so. So che mi ritrovo sul tetto di un garage del paese e da quella altezza riconosco le case e le strade piccole del paese. Salto giu' a terra per raggiungere una destinazione che so bene, una sorta di ritrovo per una gara di corsa o una camminata. Il paese è deserto, c'e' un silenzio irreale, ma tutto è illuminato da un cielo grigio chiaro. Camminando in una di queste vie mi imbatto in un edificio di legno che sembra un bar, costruito interamente con assi di legno pitturate di colore blu quasi elettrico. E' un bar la cui entrata è grande come il portone di un garage: quadrata, apertura a lato. Dentro vedo il bancone, le luci calde non troppo forti, le sedie, i tavoli. In piedi, in mezzo all'ingresso, ci sta il mega direttore della Apple, ebbene si. Dice che mi ha invitato a lavorare per lui e che mi devo trasferire a Milano e cambiare vita. Di fianco a me, seduto in auto sul lato passeggero ci sta Massimiliano, ragazzo che lavora con me nello stessa azienda. Lo guardo e lo interrogo e gli chiedo se anche lui fara' altrettanto: con un sorriso sobrio ma sincero mi dice che fara' cosi' anche lui, che si trasferira', perchè "bisogna" fare cosi'. Io non voglio farlo, non mi interessa, e lo dico apertamente: io sto bene dove sto, Milano mi fa cagare! Ma entrambi insistono. Il mega direttore fa riferimento a una email che mi è stata mandata appositamente per comunicarmi questa eccezionale opportunità. Io non ricordo di aver mai ricevuto una email del genere e lo faccio presente, allora il tipo della Apple mi dice che me la mandera'. Gli chiedo: "conosce la mia email?" ma a questo punto il direttore probabilmente si offende perchè conosce bene la mia email e per risposta mi chiude in faccia il portone del bar. Capisco che è il classico gesto "americano" del rispondere con gesti teatrali e anche piuttosto patetici, ma è un "si". Che tristezza.

venerdì 1 agosto 2008

Primo sogno.

Sono in casa ed è mattina, probabilmente attorno alle ore 10, lo so perchè riconosco il gioco di ombre e di luci che fa il sole entrante dalle finestre. Sto facendo qualcosa (non so che cosa) quando ecco che suonano al campanello. Il suono non è quello di sempre, è un'altro, ma pur sempre di un campanello solo che nella mia casa non c'e' mai stato.
Vado alla porta ed apro e... i colori lasciano il posto a una unica colorazione seppia, una luce forte mi abbaglia da lontano e in controluce, davanti a me, c'e' un uomo alto che mi guarda sorridendo. La scena è surreale, come nei film quando succede qualcosa di incredibile. Riconosco quest'uomo, è il padre di un ragazzo che frequentavo fino a diversi anni f, morto di tumore nel 2002. La cosa mi lascia intontito ma quel tanto che basta per poi tornare con i piedi per terra. Quest'uomo, sempre sorridendo di un sorriso da "pace dei sensi" e con voce pacata mi dice: "ciao, sono io, sono tornato, sto bene, come va?". La mia risposta non si fa attendere e gli dico: "Ma come, invece di andare a salutare tua moglie vieni qua da me? E poi tu non sei reale, sei una creazione del mio inconscio, dei miei pensieri, tu non puoi essere qua, non ha assolutamente senso, al massimo sei un fantasma immateriale". Di quest'uomo vedo solo la sagoma perchè è illuminato da questa immensa luce (forte come il sole) fortissima che pero' non mi abbaglia, e poi oltre alla colorazione seppia odo anche una musica in sottofondo strumentale, che puo' assomigliare a una canzone di Moby (Sings Of Life, del 2002), riesco solo a vedere un po' dell'espressione di questa persona che, in pace con se stessa, sorride e mi guarda. Non mi fa paura, non mi infastidisce, non mi ispira nessun sentimento negativo, pero' di sicuro non è reale! E in effetti dopo un po' vedo che infila la testa nel muro come i fantasmi, da cui ho la dimostrazione che è un essere immateriale.


Secondo Sogno

E' notte e in un posto imprecisato (ma vicino al centro) della mia città un ragazzo si fa del male e chiede aiuto. Riconosco il ragazzo: è il figlio di un ex vicino di casa antipatico.
Questo ragazzo si trova sull'asfalto, coricato supino con le ginocchia piegate e con i gomiti per terra a mo' di sostegno per tirarsi su con la schiena. Capisco la gravità della situazione e non esito a chiamare subito il 118 spiegando dove sono, la tipa dall'altra parte del telefono non capisce bene e quindi devo rispiegare tutto. L'ambulanza non arriva, al suo posto c'e' un uomo con una vecchia Panda rossa che mi fa segno di salire. Salgo e lo guardo: avra' 50-60 anni, il naso grande, la pelle abbronzata e mi parla con una voce pacata e abbastanza stentorea ma usando un tono tipo "a me non mi frega un cazzo di niente". Praticamente mi parla della situazione al pronto soccorso e intanto guida l'auto per le strade della mia citta'. Io capisco che devo contrattare con lui la richiesta di soccorso, perchè a me serve un ambulanza e a quanto pare ascoltandolo capisco che non è propenso a farmela arrivare sul posto. Cosi' alla fine glie lo chiedo: "Ma allora, questa ambulanza, me la dai si o no? Una parola secca dai!" e lui scuotendo la testa con una espressione da testa di cazzo mi fa capire che non me la fa arrivare. Cosi' scendo dalla panda, che ora è ritornata in prossimita' del punto dove si trova il ragazzo dolorante e scende anche lui. Camminiamo tra persone che hanno visto il ragazzo e vanno verso di lui, cosi' ne approfitto e dico a voce alta: "bene, se non mi chiami l'ambulanza e non mi dai nemmeno una mano a soccorrere il ferito io ti denuncio per omissione di soccorso!" e cosi' facendo corro via, lui si spaventa e cerca di inseguirmi perchè ora ha paura, pero' lo perdo tra la gente che cammina. E' sempre notte, l'asfalto mi accorgo che è umido perchè fino a qualche ora fa è piovuto, il clima per fortuna non è aggressivo nonostante il caldo estivo, il ragazzo sta ancora li e io provo a chiamare ancora una ambulanza.