martedì 24 giugno 2008

Due sogni che ricordo male.

Primo sogno
Durante la seconda guerra mondiale, per evitare che tutti i libri vengano bruciati dai nazisti, io e altre persone li rubiamo ovunque essi si trovino e li nascondiamo in un posto segreto. Una volta rubati (vecchi, nuovi, non importa) li sistemiamo uno sopra all'altro in modo tale che l'insieme delle centinaia di libri costituisce un gigantesco "rettangolo". Impilando infatti i libri uno sull'altro siamo riusciti a disporli come un enorme rettangolo compatto, dalla profondita' non molto elevata ma dalla base e altezza notevoli (la base è piu' lunga dell'altezza pero'). La grande stanza dove nascondiamo i libri non so dove si trova, da dentro non si sente alcun rumore proveniente da fuori, come se fosse un posto sotterraneo e lontano. Nessuno l'ha scoperto e mi chiedo come non facciano a sospettare un movimento di persone che sottrae i libri dal rogo. Tuttavia la fuori c'e' la guerra, i temibili soldati che parlano in tedesco, i controlli, i rumori delle bombe, gli incendi...
Io faccio il doppio gioco, mi sono fatto passare per soldato tedesco e ho affittato una stanza in una casa di nobili tedeschi. Devo sempre essere pronto perchè qualche volta possono irrompere nella mia stanza loro o dei soldati per controllarmi (tutti sono sospettosi), e infatti io sono pronto a questa evenienza, e nella mia stanza mi vesto da vero soldato tedesco con tanto di elmetto e mitraglia a dietro la schiena a tracolla. Appena uno di loro entra io allungo il braccio nel classico gesto, ma mi accorgo di averlo fatto con il braccio sinistro invece del destro. Fa nulla, tanto ci sono cascati. E non sanno chi sono realmente.
Porto altri libri nel posto segreto, e guardandoli bene, sia quelli che ho in mano che quelli gia' inpilati sono alternativamente gialli e blu, e sono lucidi e perfetti come se fossero dei mattoncini lego giganti.
Il grande rettangolo di libri è cosi' compatto che lo si puo' scalare, ma mentre disponevamo gli ultimi libri in cima ecco che notiamo che i libri non stanno fermi, cadono scivolando gli uni sugli altri...insomma meta' libri dalla cima cadono giu' rovinando la "costruzione". La cosa ci dispiace ma per fortuna possiamo ricostruirla, il fatto è che non sappiamo spiegarci come quei libri si siano potuti "staccare" d alassù e far cadere a catena tutti gli altri.


Secondo Sogno.
Devo andare in chiesa, è pomeriggio, non ho una gran voglia e quando provo a entrare da una porta secondaria mi trovo davanti persone che escono e che non mi permettono di entrare. La prima di queste è un cieco, lo riconosco dal bastone bianco, e poi a seguire altre persone cieche con bastone bianco annesso che escono a passo deciso. Alcune di esse sono suore! Altre persone entrano ed escono da quella porta e io sono costretto a rimanere fuori a guardarle e decido di non entrare. Giro li attorno e incontro A. che mi tira fuori un foglio A4 bianco non piegato e rigido con su delle scritte nere, mi guarda e mi dice: queste sono le 20 regole che servono per salvarsi, tu max sei qui. Con il dito mi indica un punto che sta piu' in basso del foglio, come per dirmi che io non ne ho fatta neanche una di quelle 20 cose e quindi sono fuori, sono perduto. La cosa mi stupisce perchè ero convinto di averne fatta qualcuna e adesso mi sento un po' confuso e vagamente dispiaciuto. A. aggiunge pure che altri come me che non hanno fatto nulla di queste cose hanno patito grandi sofferenze.
Decido di correre ai ripari, devo entrare in chiesa, entro da una entrata principale questa volta, guardo se trovo una panca libera, e vedo che molte sono riservate agli scout, lo capisco dalle bandierine azzurre disposte su supporti verticali alti poco piu' di un metro attorno alle panche ancora vuote. Nella chiesa entra una luce bianca strana, che non so da dove provenga, la messa non è ancora cominciata ma so che partira' a momenti. Da lontano qualcuno mi saluta, è qualcuno che conosco e che mi invita a sedermi con lui, menomale ho trovato qualcuno perchè mi sentivo teso e un po' intimidito. Vado da lui, ma a quel punto il sogno finisce.

domenica 22 giugno 2008

Sogno pomeridiano

E' sera inoltrata, nel cielo è rimasta ancora una debolissima luce proveniente dal sole oramai tramontato che lo fa apparire di un blu "luminoso" poco prima che diventi nero. Sto camminando in una zona industriale (probabilmente in periferia) di Bologna e sto seguendo Dario che mi porta a far vedere l'azienda in cui lavora. Tuttavia, quel posto mi è familiare perchè ci sono gia' stato in un precedente sogno con l'Ambro: questo ragionamento lo faccio anche nel sogno senza preoccuparmi di nulla.
Eccoci arrivati, alla mia destra ecco che sorge l'edificio (che riesco a distinguere come una sagoma) e poco prima di immettersi nel marciapiede che manda all'entrata, a fianco di esso sorge una sorta di statua d'acciaio di un robot grande il doppio di una persona: la statua fa capire il tipo di azienda, ovvero che si occupa di robotica.
Imboccando il marciapiede ci si para davanti subito l'insegna gigante con il nome della azienda: PUGLIA. Strano, per un'azienda del genere chiamarsi così, ma ricordo dal sogno precedente che è giapponese, o forse è controllata da una azienda giapponese.
Entriamo e subito mi si para davanti un salone con tanti monitor, tavoli, sedie. Non c'e' quasi nessuno dentro, e Dario mi fa vedere il loro prodotto di punta: un casco per la realta' virtuale che in realta' non è un casco, ma una sorta di occhiali meccanici e completamente automatici che si adattano al viso e agli occhi di chi li indossa, me li vuole far provare ma questi occhiali mi inquietano: sono grandi e fanno dei rumori particolari appena li avvicini al viso: i sensori attivano i meccanismi elettrici e meccanici di adattamento al viso e i rumori non sono rassicuranti, sembra quasi che ti vogliano chiudere la testa in una morsa. Faccio appena in tempo ad allontanarli dalla mia testa, so che è una invenzione nuovissima e super-tecnologica ma non mi interessa provare. Tolti gli occhiali davanti a me c'e' un grande televisore piatto spento, è collegato agli occhiali e fa vedere ciò che vede chi li indossa. Comunque non mi interessa tutto ciò, giro per le poltrone e i monitor vedendo windows Xp ancora acceso (ma le postazioni sono deserte), e c'e' una dipendente che sta sistemando un documento in Word probabilmente e lo sta per stampare. Vedo anche un altro signore, di 50 anni un po' grosso, in giacca e cravatta grigio scuro che sta facendo qualcosa e parla con Dario. Poi tutto si fa confuso, e mi sveglio, ma con la certezza che in quel posto c'ero gia' stato una prima volta, sempre di sera, e camminavo con l'Ambro seguendolo.

Ancora solo

In un improbabile mattino di aprile o di settembre (clima mite, giornate ancora abbastanza lunghe) decido di portare la mia amica Grazia, con Valeria e a una terza persona, a fare visita a un posto particolare, una sorta di grande supermercato distribuito in una costruzione seminterrata fatta di corridoi, stanze, scalinate tutte accessibili dal pubblico. Le persone entrano, visitano le stanze disposte come negozi ma il fatto è che è un unico negozione gigante disposto come i classici centri commerciali. Per accedere a certe altre stanze si cammina attraverso corridoi e scalinate che portano al livello del terreno, mentre gli acquisti si fanno nel piano seminterrato. La terza persona con noi è la più improbabile di questo mondo: Giuditta. Camminando con loro tre la perderò quasi subito tra corridoi e scalinate, fino a dimenticarmi di lei.
E cosi' faccio i miei acquisti in questo luogo pieno di gente che cammina, parla, passeggia come a un normale centro commerciale, anche se questo non lo è. Illuminati da luci al neon, gli scaffali offrono tutto ciò che si può trovare nel settore casalinghi, hobby, pulizia, e anche quegli oggetti che si trovano nei negozietti che vendono a 1-2 euro. Io ho preso qualcosa, non ricordo esattamente, ma c'erano due tazze grandi, le "mug" che oramai si trovano ovunque. Hey guarda, c'e' il parroco di Suzzara, salve! Pure lui qua, cavolo deve essere un posto che attira tutti! Pero' a questo punto ho perso tutte le mie donne. Comincio a camminare per i corridoi, salgo scale, scendo scale, rivedo la luce del sole per qualche secondo e poi ecco di nuovo le luci al neon e le pareti bianche, le piastrelle quadrate e beige del pavimento... ma di loro nulla.
Certi passaggi da una parte all'altra dell'edificio sono a cielo aperto, cosicchè da terra si vedono le persone che camminano a 3 metri sotto di te.
Comunque in qualche modo mi ritrovo a livello del terreno, all'aperto, e un'altra persona suzzarese improbabile mi sta parlando e mi descrive meglio il posto: con determinazione ed educazione mi dice che tanta gente ci va spesso, e non tanto per comperare ma per ritrovarsi inquesto posto vasto, dove ci si puo' sistemare in qualche angolo di qualche sala a parlare, a rivedersi, a conoscersi e a far nascere cosi' nuove amicizie o chissa' quant'altro. Mi dice che è normale che io non trovi le mie amiche, perchè anche loro si sono lasciate prendere dal fascino del posto e lo stanno percorrendo tutto, se lo stanno godendo, forse staranno parlando con gente nuova o acquistando qualcosa di carino.
L'uomo che mi parlava se ne va lasciandomi solo e una vena di malinconia oramai mi prende e non mi lascia piu': io non ci vado mai in quel posto, lo evito, non sapevo di tutti questi movimenti di persone che "si divertono" li dentro... Torno a cercare ancora le mie amiche ma oramai so che le ho perse li' dentro...so' pure che devo fare una sorta di performance teatrale, sempre in quel posto li, e mi preparo per farla anche se la malinconia mi sta affondando i suoi artigli sempre di piu'. Che triste giornata questa, passata a camminare ancora da solo, forse l'unico sfigato li dentro sono io.

martedì 17 giugno 2008

Primo sogno.
Mi devo trovare, in un pomeriggio d'estate, con i ragazzi dell'oratorio che hanno fatto lo spettacolo recentemente. Il luogo di ritrovo è una sorta di parco a base rettangolare, tale rettangolo (piuttosto grande) è riempito interamente da un prato d'erba verde, ben nutrito e dal colore pieno. Attorno a questo rettangolone c'e' una strada sterrata larga quanto due corsie in cui far passare le auto, la strada è coperta da ghiaia e si vedono i segni dei pneumatici di auto passate di li precedentemente. Di fianco alla strada sterrata, a mo' di "confine", sono piantati a equa distanza degli alberi che assomigliano a pioppi ma non molto alti, anch'essi rigogliosi e verdi. Insomma un rettangolo di erba circondato da una strada sterrata a sua volta "rinchiusa" tra una fila di pioppi. Oltre questi pioppi c'e' una sorta di deserto illuminato dal sole, un deserto non fatto di sabbia, ma di terra della pianura padana che pero' ha lo stesso colore chiaro della sabbia desertica. Io mi devo trovare a un "angolo" di questo rettangolo con questi ragazzi, riflettere con loro su temi importanti della vita, o comunque fare 2 chiacchiere a tema libero purchè sia un argomento importante e non banale sulla vita, e poi finito di parlare ci spostiamo un'altro angolo dei 4 che compongono il parco, è un gesto che ha solo valenza simbolica. Eccoli qua con me, riconosco le facce ma manca qualcuno, manca S., F., G., la prima non ha impegni e dovrebbe esserci e questo mi intristisce molto, le altre due invece hanno da studiare per l'esame di maturità e quindi non ci sono, anche se sono giustificate la cosa mi mette dispiacere perchè queste tre persone sono quelle a cui al momento sono piu' affezionato.


Secondo sogno.
Mi ritrovo a fare una grigliata con persone che conosco poco, sono stato invitato da loro perchè so di essere diventato in questi ultimi anni una persona "importante", non un vip ma quasi, posso cioè permettermi di avere a che fare con qualche vero vip o persona che ha una certa importanza ed è conosciuta in diverse zone d'Italia. A un certo punto infatti ecco che arriva una persona che in passato era famosa per aver fatto qualche film, io la saluto gli do' una pacca sulla spalla e faccio qualche battuta, tutti ridono, io mi sento contento di ciò, perchè se ho conosciuto qualche persona "famosa" che ha segnato un po' la storia del cinema o comunque ne hanno parlato i giornali, vuol dire che mi sono guadagnato la sua fiducia con i miei sforzi personali, e che quindi posso permettermi anche un pochino di fare il gagliardo, senza strafare.
Mettiamo su una musica dallo stereo e cominciamo a chiacchierare. A un certo punto pero', come nei film, mi vedo inquadrato assieme a tutti i presenti come da una telecamera che piano piano si allontana e va a inquadrare altre persone li nelle vicinanze: la musica dello stereo si continua a sentire in lontananza ma ora la telecamera inquadra nuove persone. Questi sono i ragazzi ceh ho lasciato nel parco prima, tra cui c'e' anche S. che in precedenza mancava. S. è seduta sopra un tavolo, con le gambe penzolanti, e sentendo la musica dice "bella questa canzone, la conosco", con lei ci sono tutti gli altri... La cosa triste è che loro sembrano persone di serie B, che devono stare lontane dalle persone di serie A che stanno facendo il barbecue, e tra queste ci sono io. Questo fatto mi lascia perplesso e mi piace poco, mi lascia una sorta di malinconia, perchè mi dispaice vederli li "da soli" e separati da noi, quasi come se fossero la servitù di una famiglia nobile che deve stare lontana da chi fa parte della classe sociale piu' alta... tutto ciò mi mette una sorta di crisi di coscienza.


Terzo sogno.
Ho una macchina fotografica compatta analogica, e solo 36 scatti da fare. Sono in una sorta di posto turistico di montagna, in trentino forse, in una valle circondata da monti non troppo alti. Il sole illumina tutto, probabilmente sono le ore 10 o comunque non piu' tardi di questa ora data la luce limpida e "bianca" del sole, il cielo è azzurro, di quell'azzurro vivo e che tende al blu che è caratteristico delle giornate limpide e fresche di montagna: lo fotografo con la mia macchinetta che sovrasta le montagne e la valle. E' bellissimo questo posto, è sano, è salubre, è unico.
Guardo in alto verso un monte dove si trova una sorta di piccolo centro abitato e intuisco che è un luogo affascinante, da vedere assolutamente, pero' bisogna salire sulla montagna e a me questa cosa mi preoccupa perchè da pigrone quale sono non ho voglia di fare fatica e muovermi per andare fin lassù. Per arrivare non c'e' un sentiero: si utilizza una sorta di corda lunga a cui ci si lega, e questa corda grazie alla forza centrifuga (impressa da non so quale macchina a motore o rincorsa fatta a piedi o cose del genere) permette di salire sempre piu' su fino a ritrovarsi sulla cima. Una ragazza conosciuta da poco ridendo mi dice che devo andare, che ne vale la pena, e mi prende in giro per la mia pigrizia e dice che sono un orso, uno che si lascia sfuggire questa possibilita'. Allora accetto, mi lego a questa lunga corda colore marrone-terra e vincendo un po' le vertigini lascio che la corda mi sollevi: la corda si comporta un po' come un tentacolo, ha forza propria ma non fa altro che sollevarmi da terra tenendomi vicino alla parete della montagna. Fa effetto vedere i propri piedi sospesi da terra e sapere che solo una normale corda mi solleva e mi tiene "in volo", è una sensazione strana, un misto di paura, fascino, euforia e spavento. Eccomi, sono in cima e a circa 200 metri da me vedo gli edifici costruiti: un castello medievale bellissimo e un altro palazzo forse rinascimentale o ottocentesco. Una piazza fatta interamente da piastrelle opache precede questi edifici, ed è la piazza che mi ritrovo non appena sono stato posato dalla corda-tentacolo. Su questa piazza ci sono i turisti che si godono la vista dall'alto, il sole e che si preparano a visitare il castello. Noto che ci sono delle suore, immobili, intente a guardare il panorama, poichè la piazza è a strapiombo sulla valle. Anche io mi godo il panorama e il sole: è ancora piu' forte a questa altezza, ancora piu' "bianco" nella sua luce, ancora piu' limpido e assieme al clima fresco mi fa venire voglia di non abbandonare piu' questo posto. Scatto foto, sperando che vengano bene nonostante mi azzardi a farne qualcuna in controluce (il sole me lo trovo quasi in faccia ma non mi infastidisce gli occhi), il cielo è bellissimo e spero proprio di non aver rovinato i pochi scatti che mi rimangono. Faccio foto anche ai due palazzi in lontananza, usando lo zoom incorporato della macchina, sono felice per queste foto perchè sono poche ma buone, anche se la macchina mi segnala che sono arrivato a 25 scatti (ne mancano ancora 11) e quindi devo usarli con parsimonia per scattare le foto piu' belle nei palazzi.
Tuttavia, per motivi a me sconosciuti, non riesco ad entrare nei palazzi e mi limito a fare altre foto all'esterno. Poi mi pare di prendere la via del ritorno e ritrovarmi ai piedi della montagna, ma non ne sono sicuro, il sogno si fa confuso e mi rimane un pensiero fisso: spero che le foto siano venute bene, perchè le voglio rivedere, le voglio sviluppare, non voglio che siano andate perdute per sempre in un sogno, voglio che rimangano.


Quarto sogno
Sto guardando delle foto, delle foto fatte in un locale che ero solito frequentare fino al mese di marzo 2007. Queste foto fanno parte della pubblicita' che il locale fa di se stesso, ovvero che i gestori hanno voluto fare per promuverlo. Tra queste foto ci sono io assieme ai ragazzi che frequentavo sempre in quel locale. Sono presente in quasi tutte, e sono quelle di carnevale, eccomi in posa in un certo modo, eccomi che sorrido o che assumo espressioni da scemo. E sono insieme a quegli altri ragazzi.
Ma c'e' qualcosa che non torna: queste foto sono datate 2007, e nel 2007 non ho mai fatto foto del genere, sono foto improbabili, anzi foto che non esistono proprio. Oltre alle foto c'e' un testo che mi viene letto da qualcuno che si trova di fianco a me, il testo sembra una poesia e descrive in modo poetico e quasi nostalgico gli eventi rappresentati dalle immagini. Questo volantino insomma deve un po' del suo successo anche a me perchè nelle foto ho saputo essere fotogenico e quindi chi guarda le foto si fara' una idea positiva del locale. Ma tutto questo non avverrà mai, perchè il volantino, le foto, il testo non esiste, e le persone che vi sono immortalate oltre a me non ci sono più.

sabato 7 giugno 2008

Due microsogni

Primo microsogno.

Sono nella mia città, a sera inoltrata, forse sono le 22.30 circa. Il cielo è nero senza stelle e mi trovo nella piazza centrale. Non so cosa faccio di preciso, ma so che sono addetto a fare qualcosa per il cinema Dante. Il film forse è appena finito e vedo la gente appena uscita che parla nella piazza illuminata dalla luce gialla dei grossi lampioni, riconosco alcune persone che un tempo ero solito frequentare e che adesso non vedo quasi piu' a causa delle normali strade che si sono divise negli anni, la cosa mi mette un po' di malinconia e tristezza ma per fortuna sono sensazioni leggere.
Vedo tutto questo dalla porta di un corridoio o anticamera, chiudo poi la porta e senza motivo dico a voce alta: "vita precedente!". Improvvisamente mi ritrovo nello stesso posto, ma ora sono nei primi anni 40 durante le persecuzioni naziste, si sto vivendo una vita precedente e ne sono cosciente, è come essere tornati indietro nel tempo ma in un altro corpo conservando pero' i pensieri del 2008. Mi ritrovo nello stesso luogo in cui ero all'inizio e pero' scappo subito, devo cercare un nascondiglio perchè i soldati mi stanno cercando, sono ebreo e stanno facendo i rastrellamenti! Corro di qua e di la per piccole stradine ma non c'e' nulla da fare, mi ritrovo due soldati in divisa davanti. E' finita.



Secondo microsogno

Sono l'inossidabile e mitico eroe dei film Die Hard e mi hanno affidato una missione. Alcuni boss della mafia italo-americana di oggi, anziani con i capelli bianchi, gli occhiali grandi e spessi e l'accento da italo-americano come nei film mi hanno offerto un sacco di soldi per liberare un boss loro "collega".
Questo boss si trova in Italia, in un carcere di massima sicurezza che non si trova nel classico palazzo-edificio blindato. No, è un complesso edificio sotterraneo tutto interrato in cui vi sono diversi piani di profondita'. I piani non sono individuati dai classici numeri, ma da lettere dell'alfabeto: il piano A sta appena sotto terra, il piano U che è quello dove sta il boss sta quindi diverse decine di metri sepolto nel terreno. I piani contengono detenuti in base alla gravità del reato commesso e alla loro pericolosità intrinseca di malviventi, la A è quello dei reati piu' leggeri, la U uno dei piu' brutti. Io devo penetrare in questa prigione-bunker, liberare il boss e portarlo dai suoi amici mafiosi.
La scena della liberazione viene inquadrata da una telecamera che riprende il boss scortato da due poliziotti nell'ascensore che permette di accedere a tutti i piani. Non so dove devono portare il boss ma approfitto di questo momento per nascondermi nell'ascensore assieme ad altri scagnozzi dati a prestito dai boss. Una volta entrati nell'ascensore (capiente e largo) io e gli altri saltiamo fuori e con dei gesti appena accennati tiriamo fuori coltelli e armi. Non vedo null'altro, come se la scena fosse stata tagliata per far intuire a chi guarda cosa è successo. Mi ritrovo in un bar-ristorante, seduto al tavolino con i boss tra cui quello che ho appena liberato. Essi mi ringraziano, ridono tra loro beffardi, si scambiano occhiate e usano le solite frasi da film americano, mi ringraziano e sorridono di soddisfazione per il lavoro fatto. A me non importa piu' di tanto, il mio lavoro l'ho fatto, e questi tizi non sono proprio belli esteticamente, due di loro adesso sembrano due personaggi di Star Trek: la loro faccia è coperta da una sorta di cervello grande che spunta fuori dalla calotta cranica e va a coprire a mo' di capelli tutta la testa e gli occhi. Insomma due alieni mostri che ridono assieme agli altri. Questa cosa mi fa un po' ribrezzo e spero di liberarmi di questi vecchiacci presto.

mercoledì 4 giugno 2008

Primo sogno
Sono in montagna, o forse zona collinare, il cielo fuori è grigio e il clima mite da primi giorni di maggio. In casa mia, che si trova proprio in collina, scovo un libro di racconti gialli/thriller piuttosto famoso che descrive in modo molto efficace le situazioni si suspence, mistero, paura e inquietudine.
Leggo il primo racconto, e scorrendo le pagine ricordo di averlo gia' letto, ma proseguendo nella lettura e leggendo le parole mi immedesimo nel personaggio, quindi ecco che mi ritrovo proiettato nella storia, con gli occhi del personaggio che coincidono con i miei e dove sento una voce narrante che è proprio la mia che proviene da una direzione imprecisata. E' come un film. Il racconto parla proprio del luogo in cui vivo (la mia casa tra le colline) e comincia partendo dalla mattina: mentre facciamo colazione io e i miei genitori qualcuno bussa con forza alla porta a vetri affumicati, vedo la sagoma scura dietro la porta. Apriamo e ci si presenta davanti una ragazza che sta facendo una raccolta di offerte per una sorta di campagna contro l'utilizzo di animali, sulle spalle ha una specie di scialle sintetico che rappresenta la sua volonta' a non comprare indumenti provenienti da animali o una cosa del genere. Non so se gli diamo qualcosa, fatto sta che se ne va percorrendo la strada sterrata in salita che sta davanti all'entrata di casa nostra. Io a questo punto esco di casa, mi vedo fuori, sulla strada collinare che porta a casa mia, sono quasi arrivato e sono a 30 metri da casa mia quando vedo uscire dalla porta di corsa un uomo, non lo vedo in faccia ma di spalle, con camicia bianca e pantaloni grigi. Corre forte, è lui l'assassino o il personaggio inquietante del libro! Lo inseguo ma lo perdo di vista. Mi sento teso e questo evento mi turba, perchè fa parte del racconto del libro e sento che succedera' qualcosa come un colpo di scena... Il me stesso che leggeva il libro si ferma,i miei occhi sono ritornati a rivedere le pagine scritte e chiudo il libro e lo ripongo sullo scaffale.


Secondo sogno
Sto facendo le prove per lo spettacolo del 28 giugno con gli utenti del centro psicosociale, ma non siamo nel nostro solito luogo dedicato alle prove. Siamo in una specie di piano interrato con salotto e corridoi annessi, non so perchè pero' entra la luce del sole dalle finestre. Stiamo provando uuna improvvisazione e io non so che dire, non so che fare, non so cosa inventarmi nonostante gli altri ragazzi sappiano bene cosa devono fare, io non riesco a concentrarmi e non ascolto cio' che mi dicono. Questa cosa mi preoccupa perchè l'improvvisazione sta per cominciare e io non so proprio cosa devo fare.
Successivamente, guardando fuori dalle finestre (che probabilmente stanno sul soffitto, ovvero a livello del terreno rispetto all'esterno) noto che siamo circondati da palazzi abbandonati, decadenti, e che la casa che sta al piano interrato appena sopra di noi è in rovina e la stanno pian piano demolendo. Cosi' dico a tutti che esco a fare qualche foto degli edifici che ci "circondano", prendo la Minolta A200 ed esco. Osservo bene l'unica parete di colore grigio chiaro della casa che sta sopra al nostro piano interrato (che è invece usufruibile normalmente senza problemi) e noto che lo stile con cui sono decorate le finestre e la porta (che ovviamente sono oramai semplici rettangoli in cui guardare attraverso) fanno pensare a una casa di campagna vecchia, almeno del 18esimo o 19esimo secolo, gli operai/muratori che smontano la parete pezzo per pezzo, lentamente. Mi dirigo verso i palazzi abbandonati. Sono a base quadrata, con la facciata costituita da barre di cemento grigio chiaro verticali e orizzontali che formano grandi quadrati corrispondenti agli appartamenti (oramai non piu' coperti da vetro) da cui non si vede nulla se non oscurita'. Riesco ad entrare in qualche stanza al primo piano di questi palazzi e scatto alcune foto che gradisco molto. Tra me e me spero ingenuamente e inutilmente di conservare le foto che scatto anche dopo il risveglio, anche se un dubbio forte mi prende... purtroppo non sarà così. Mi sto svegliando, le foto sono perdute.