venerdì 30 settembre 2011

Fuga dalla tristezza

E' pomeriggio, sono davanti a casa e vedo arrivare, che parcheggia di fronte al cancello, l'auto di un ragazzo che conosco a malapena e che è identico a un attore britannico dai capelli rossi e dalla faccia sudata e stravolta. Credo abbia appena finito di giocare a tennis o a calcio. Me lo presenta una ragazza che si trova li in piedi a fianco a me.
Oltre a questi due individui, c'e' sempre insieme a me una terza ragazza che si chiama Anna: è serena, gentile e affettuosa, non so perchè ci troviamo li. Il sole illumina questo pomeriggio d'autunno ancora caldo e tuttavia l'atmosfera è abbastanza rilassata. Entro in casa e faccio entrare, oltre a loro, anche questo ragazzo sudato e dall'espressione allucinata. La ragazza di cui non so il nome mi dice che è un suo amico e che è un po' strano ma non è assolutamente pericoloso. Invito questo ragazzo a farsi pure una doccia nel mio bagno al piano terra, facendogli vedere dove si trova: lui fa una smorfia di sdegno mista a schifo e mi dice che il mio bagno non è alla sua altezza... fanculo penso io! Che si arrangi pure e vada a far la doccia dove gli pare.
Nel tinello, sto parlando con le due ragazze e Anna d'improvviso mi porge un biglietto e mi dice che si sposerà con un tizio che mi indica con il braccio. Questo ragazzo si trova già con noi, è comparso magicamente, è brutto e ha la faccia da uomo qualunque, banale e forse neanche tanto intelligente... pero' guardo il biglietto e leggo il suo nome. Mi chiedo il perchè di tutta questa scenata solo per darmi un biglietto di matrimonio, ci rimango malissimo e mi sento preso in giro. Mi sento in piu' in quella stanza, nessuno mi considera e allora decido di fuggire. Esco e vado verso il cancello ma proprio in quel momento sta entrando una numerosa fila di gente che segue una bara portata di spalle: un funerale! C'e' un silenzio irreale rotto solo dagli uccelli e dal rumore dei passi di tutta quella gente che lentamente sta entrando nel mio cortile, gente vestita di nero, bara compresa. Rimango turbato da questo insieme di cose spiacevoli tutte insieme ma decido comunque di fuggire, non posso rimanere in questo posto di solitudine: riesco a trovare un passaggio o una finestra in un punto imprecisato del muro di casa ed esco e scappo via.
Mi ritrovo cosi' nella biblioteca della mia città, un edificio probabilmente risalente al 700, illuminato da luce calda ad incandescenza. Di preciso, mi trovo in qualche stanza adiacente la biblioteca vera e propria perchè dove sono io non c'e' pubblico ma noto che vi è un corridoio che collega varie stanze tra cui quelle riservate alla lettura. Sono al piano terra, sto lontano dalla reception perchè non voglio disturbare ma allo stesso tempo posso girare per alcune stanze: ci sono tappeti sul pavimento e scaffali di libri che sembrano risalenti a due secoli prima, anche il soffitto è decorato in qualche modo e il lampadario è di quelli in stile liberty.
Parlo con qualche ragazzo, mi guardo in giro incuriosito e scopro anche di essere vicino al seminterrato della biblioteca, luogo un po' misterioso che nasconde qualche accesso riservato dall'esterno. Tuttavia sapere che solo un muro mi divide dai cunicoli del seminterrato mi mette paura e mi amplifica i cinque sensi, la' sotto c'e' qualcosa che non voglio vedere e che non voglio esplorare, qualcosa che mi fa paura ma di cui ignoro esattamente la forma e la consistenza.
In una di queste stanze antiche i ragazzi con cui lavoro tengono un vecchio pc ibm at funzionante con il sistema operativo xenix. lo usavano per puro diletto, giusto per fargli girare su alcuni programmi con interfaccia a carattere. in questa stanza polverosa e dalle persiane chiuse parlano di roba tecnica riguardante questo computer, in particolare c'era un "job" che si era interrotto e loro cercavano di sistemare la cosa, vedevo l'errore sul monitor a fosfori verdi e li osservavo passivamente mentre cercavano di risolvere quello strano problema tecnico... tuttavia in qualche modo dovevo pur uscire da questo luogo opprimente e malinconico e cosi' ho deciso di svegliarmi finalmente.

mercoledì 14 settembre 2011

Visita in ospedale

Sto andando a trovare in ospedale un uomo che conosco che sta seguendo delle cure pesanti per sconfiggere un tumore. Entrato in ospedale mi dirigo subito nella stanza in cui si trova lui e altri pazienti: trattasi di uno stanzone gigante dalle pareti bianche illuminate dalla luce del sole che filtra dalle finestre. Finestre che non vedo ma che stanno alla mia sinistra. Mi siedo con lui a un tavolino che si trova vicino al suo letto, piu' che una stanza di ospedale sembra quasi un salone anonimo per lo svago e la mensa.
Il tavolino è rettangolare e piccolo e si trova contro il muro opposto alle finestre (quindi è a destra) ed è ricoperto da un perlinato marrone chiaro alto circa come me.
Io e quest'uomo parliamo e mi dice che ha sconfitto gran parte del tumore e che gli è andata bene, tuttavia non è piu' un uomo colui che mi parla ma una ragazzina di 13-15 anni al massimo, è sorridente ma ha una espressione strana, sembra una meta' via tra l'estasi e lo shock ma è lucidissima. Ha i capelli lisci biondi e gli occhi marroni, è vestita di bianco.
Non mi stupisco di questa trasformazione del personaggio che mi trovo davanti e continuo a parlare, questa ragazzina parla lentamente e in poche e centellinate parole mi dice che durante il tumore è stata in coma, ha provato una forte sensazione di essere vicina alla morte ma poi è riuscita a vincere il coma e la malattia e a tornare tra i vivi. La chiacchierata surreale continua e le faccio domande particolari che riguardano temi delicati e tabù sulle esperienze di pre-morte e aspetti sovrannaturali ignorati e giudicati "stupidi" dalla gente comune. La ragazzina annuisce e mi fa capire che ha sconfitto la malattia grazie a qualche intervento "dall'alto" che non puo' spiegare a nessun'altro se non a me perchè sono l'unico che puo' capire.
Vorrei continuare la conversazione ma vedo che la sua attenzione svanisce rapidamente, i suoi occhi si socchiudono e capisco che le è stato dato un sonnifero o dei medicinali pesanti che non le permettono di sostenere una conversazione poco leggera come la nostra...la cosa mi mette dispiacere perchè la mia curiosita' è tanta e mi tocca rinunciare a una occasione cosi' unica.
Fatto sta che lei e l'uomo di prima stanno piuttosto bene anche se la malattia non è stata sconfitta al 100%.