venerdì 28 marzo 2008

E' un tardo pomeriggio di fine primavera, il clima è mite, gradevole e non si suda. Sono in viaggio con Valeria in auto (guido io) e stiamo andando in direzione Verona a fare un giro. Arrivato vicino alla periferia di verona mi ritrovo in una strada con varie corsie, so che sono vicino alla città ma devo immettermi nella corsia giusta, c'e' da scegliere in tempi brevi perchè il traffico e la velocita' sono elevati. Davanti a me si presenta una sorta di cavalcavia che si poggia su piu' archi, sotto tali archi passano le corsie in cui si divide la strada che sto percorrendo. Non trovo indicazioni cosi' decido di proseguire dritto anche se, all'ultimo momento, mi viene il sospetto che dovevo girare a destra per salire sul cavalcavia... ma è troppo tardi e passo sotto uno degli "archi" e proseguo dritto.
La strada ben asfaltata mi fa entrare subito in una zona collinare, oramai è buio perchè il sole è tramontato e arriviamo a un paese che è una "frazione" di Verona. Non ricordo il nome del paese, ma sulla mia destra ci stanno le case un po' ammassate sulle colline, sulla sinistra c'e' una sorta di "panorama" in cui si vedono altre colline che circondano la strada. Mi si presenta davanti l'imbocco di una galleria che però è chiuso da un cancello, ma ecco che alla sinistra di questo imbocco vi è una deviazione: la strada quindi curva a sinistra e poi torna parallela a quella che avrei percorso all'interno della galleria. Purtroppo pero' ci fermiamo perchè non stiamo capendo dove stiamo andando, intuisco che Verona si trova alla mia destra e che ci sto girando attorno ma
è tardi, cosi' torniamo indietro.
Uno o due giorni dopo torno in quello stesso posto e vedo che stanno lavorando alla galleria, mi fanno entrare a piedi (dopo che ho parcheggiato l'auto da qualche parte nelle vicinanze della galleria) e mi spiegano che devono installare l'illuminazione e un sistema di telecamere per il controllo delle auto, perchè pare che si siano verificati dei furti o che ci siano persone che comunque vogliano rovinare o approfittarsi dei visitatori del posto. Il posto è gradevole, chiacchiero con qualcuno del paese ed è tutto tranquillo, solo che quella galleria mi incuriosisce, è nuova e si vede, ma non capisco come mai ci abbiano messo un cancello metallico nero (ad aste verticali).

sabato 22 marzo 2008

Sono in montagna e sto camminando. Oltre a me sul terreno in pendenza ci sono dei ragazzini che mi seguono. Raggiungo una casa completamente di legno in buono stato in cui vi abita una vecchia donna. La donna mi accoglie senza esitazione, è abituata a incontrare persone e mi parla con un dialetto misto trentino-mantovano-bresciano. Mi spiega (o forse sono io che mi parlo da solo) che la casa è costruita interamente in legno robusto e affidabile, che sono diversi decenni che la casa è in piedi e non ha mai dato segni di cedimento, forse è ancora piu' vecchia, forsa ha 2 secoli.
Entrando noto pero' che c'e' buio dentro, forse la donna vive senza luce elettrica. Mi fa salire al primo piano (non ce ne sono altri) e nel raggiungere il piano sento sotto di me le larghe assi di legno scuro che si piegano senza pero' dare la sensazione di legno fragile. Il legno del pavimento su cui cammino si è iscurito nel corso degli anni e mostra le venature in rilievo. Camminandoci sopra si piega e fa il classico rumode del legno sotto ai piedi, percepisco le vibrazioni forti di questo legno mentre si piega, vibrazioni che salgono su per le gambe e che mi danno una sensazione di sicurezza e calore che dura pero' una frazione di secondo. Ammiro questa vecchia che viva in una casa del genere arrangiandosi in modo piu' che efficace. Ecco, sono arrivato al primo piano seguendo la vecchia. Arriviamo a una unica stanza rettangolare che sembra quasi una mansarda. Invece di avere una o due finestre, tale stanza ha una intera parete aperta, con un solo "muro" di legno alto circa 1 metro e mezzo dal pavimento che serve per evitare di cadere e a cui ci si puo' appoggiare. La luce che entra dalla finestra è data dal cielo grigio che vedo, è una luce quasi accecante perchè le pupille si erano abituate al buio della casa (anche questa stanza in cui mi trovo è buia del colore del legno quasi nero). Tiro fuori la mia macchina fotografica per fotografare la vecchia appoggiata al muretto di legno che guarda fuori, scatto ma la macchina non è rapida con i tempi di otturazione. Ogni volta che premo il pulsante per scattare la foto passano 2-3 secondi e poi finalmente sento il "click" della meccanica. La cosa mi irrita e mi preoccupa.
Successivamente scendo e mi ritrovo fuori con questi ragazzi, alcuni di loro si appoggiano a una parete di legno di questa casa in piedi e poi seduti, come in fila e infine si mette vicino a loro la vecchia anch'essa appoggiata: una buona occasione per scattare foto, i ragazzi vestiti moderni e la vecchia che sembra sbucata dal 1800. Anche qua la macchina fotografica tarda a fare "click"!
Vicino alla casa c'e' un terreno non in pendenza, formato da terra umida (quasi dello stesso colore scuro del legno della casa) in cui vi sono diversi alberi piantati, alberi alti dal tronco cilindrico quasi perfetto, non alzo la testa per guardare le foglie o i rami. I ragazzi cominciano a scorrazzare attravero questo piccolissimo bosco, scavano nella terra, agitano gli alberi e... cadono mele! Alcune mele sono sporche di terra perchè sono state trascinate dai ragazzi. Decidiamo di raccogliere e mettere in un angolo le mele cadute e lasciarle li (non sono nostre), cosi' tutti cominciano a cercare nella terra el mele semisepolte, io ne trovo una ben sporca di terra, vado per metterla nel punto in cui sono accumulate tutte le altre appena trovate e la lancio ma... succede che la mela rimbalza sulle altre, vola in alto e ripiomba su di me entrando dal collo e finendo nella schiena! Mi sveglio con la sensazione di avere terra e un oggetto tondeggiante tra la schiena e la maglietta.

giovedì 13 marzo 2008

Tre sogni frammentari

Tre sogni diversi, faccio fatica a ricordarli sebbene so che erano pieni di particolari, di rumori, di suoni e sensazioni.

1) I gestori di un noto ristorante di S. Giorgio di Mantova mi hanno invitato sia per scattare foto all'ambiente in cui esercitano tale lavoro e anche per dare suggerimenti e consigli sul come creare e far lievitare al meglio dolci e pane. Per tutto il tempo che sono stato li con loro mi sentivo goffo, impreparato e sotto osservazione e per di piu' pure un po' depresso. Le foto le ho fatte a casaccio, e ho messo subito via la macchina fotografica. Prima di preparare i dolci e il pane aiutando i dipendenti del ristorante sono andato nel loro bagno per lavarmi le mani e darmi una risciaquata alla faccia con l'acqua fredda perchè ero allucinato. Apro la porta del bagno e trovo davanti a me due lavandini affiancati con un grande specchio rettangolare sopra di essi che riflette la mia immagine. Vedendo inoltre che le pareti sono molto lucide simili a specchi vengo colto dal panico per tutto quel gioco di riflessi e luci/ombre, inoltre la luce del bagno è fioca e rende ancora piu' brutta l'immagine del bagno. Cosi' decido di chiudere gli occhi, aprire il rubinetto di un lavandino, sciaquarmi la faccia e uscire subito. In qualche modo i dolci e il pane sono stati creati, ora devono lievitare, e mentre controllo lo stato di lievitazione naturale giro per le sale del ristorante, sono ben tre, due grandi e una piccola collegate fra di loro. Passando dalla stanza piccola a quella grande mi fermo a guardare la tenda che copre il passaggio tra la stanza grande e quella piccola e penso a Valeria che mi diceva che solo pochi giorni fa aveva visto quel ragazzo in carrozzina (che conosciamo entrambi) che pranzava nella sala grande e lei non poteva osservarlo perchè era nella stanza piccola e la tenda impediva la vista. Mi sembra quasi di vedere le persone sedute che mangiano, il ragazzo in carrozzina, la valeria che cerca di scrutare nell'altra stanza... In qualche modo pero' mi sento a disagio in quel posto e devo assolutamente andarmene, scappare via.

2) Nel sogno sto dormendoin camera mia, sono le 7.30 del mattino e nel dormiveglia si insinua un rumore che poi diventa una melodia sempre piu' "forte e chiara" e vengo letteralmente svegliato dal mio cellulare con la suoneria di Bob Sinclair "World Hold On". Capisco che è un suzzarese che mi sta chiamando, ma non so ancora chi è. Vado a rispondere al telefono, è il mio amico Ferro che mi dice se puo' parcheggiare l'auto davanti al mio cancello d'entrata, la deve tenere li solo per qualche minuto perchè ha bisogno di me un momento. Oggi è martedi e c'e' mercato, c'e' traffico e tanta gente che parcheggia nella mia via. La sua auto è quasi incastrata in mezzo ad altre due che quasi gli toccano i paraurti, una davanti e una dietro. Al telefono mi spiega che sta partendo per le vacanze e che ha bisogno di qualche album mp3 di quelli che ascolto io che mi son messo su qualche cd per l'ascolto personale, album da copiare sul suo lettore portatile. Mi dice i nomi dei gruppi che gli interessano, io prendo nota (ancora in pigiama) e scopro che praticamente gli devo dare meta' dei miei cd. Cavolo! Ma quando me li ridara'?

3) In maniera a non chiara, mi trovo in una abbazia benedettina in Italia (o forse di uno stato europero vicino), sono una sorta di turista/visitatore ospitato nella abbazia assieme ad altri ragazzi. L'abbazia è esteticamente molto affascinante, sembra di essere tornati al medioevo e nella chiesa proprio in questo momento si stanno svolgendo una sorta di preghiere cantate in stile gregoriano, quindi si sentono le voci e basta dei frati che cantano. Io sono curiosissimo di guardare l'ambiente in cui mi trovo e soprattutto di fotografarlo perchè è un posto unico e a tratti sinistro ma non pericoloso. Istantaneamente mi ritrovo su una sorta di campanile-torre molto stretta ma alta, attaccata alla chiesa. Sono in cima, ovvero nello spazio dove teoricametne ci dovrebbe essere una campana, ma non c'e' nulla, solo 4 piccole colonne di metallo ai lati della torre stretta che servono per mantenere un piccolo tetto a punta come riparo per chi sale fino in cima. Non ci sono protezioni in cima alla torre, solo queste 4 "colonnine" portanti, a cui bisogna agrapparsi appena saliti, perchè sotto c'e' il vuoto.
Tira un vento forte, primaverilo, vagamente freddo ma cmq sopportabilissimo e quasi gradevole, il fatto è che questo vento rende ancora piu' difficoltoso mantenersi in equilibrio sulla torre, perchè io mi devo tenere saldamente agrappato a una di queste colonne verticali di metallo che altro non sono che tubi simili a quelli usati nelle impalcature dei muratori.
Davanti a me, c'e' una collinetta con delle rovine, e io sono sulla torre per fotografarle. Sembrano rovine di una vecchia chiesta, un po' come nel quadro di Caspar David Friedrich "Abbazia nel querceto", sono un po' inquietanti ma affascinanti e danno l'idea che in questa zona i frati e prima di loro comunità pagane facessero forse qualche rito per scatenare forze occulte.
Sotto di me, guardando verso il basso, vedo che di fianco alla chiesa c'e' il cimitero dell'abbazia. C'e' una tomba nuova, o meglio ce' un buco rettangolare scavato nella terra pronto per ospitare qualcuno. Qualcuno c'e' gia' dentro, morto. Anzi, sono due; due ragazzi, distesi uno a fianco dell'altro a pancia in su, con pantaloncini corti e t-shirt estiva, appena morti. Non c'e' bara, le due persone sono state messe cosi' come sono nel grande buco rettangolare della misura giusta per ospitare due persone. Dall'alto vedo bene le due persone distese, tranne il viso che non riesco a cogliere perchè il cimitero non si trova in linea retta sotto di me, ma spostato sulla mia sinistra.
Attorno a questa tomba cis ono alcuni frati che recitano preghiere e poi discutono fra di loro, mi arrivano a tratti delle parole o delle frasi (portate dal vento quando soffia nella mia direzione) che sembrano in occitano. L'altezza elevata della torre, il vento forte e il guardare in basso mi provoca una forte vertigine, ho sempre piu' paura di muovermi, anche solo per posizionare meglio il piede per stare meglio in equilibrio... a un certo punto vinto dal panico mi lascio cadere di schiena all'interno della torre, cado su delle scale che servono per salire, ma che non avevo mai visto prima. Mi son fatto male nella caduta, attorno a me ci sono altri frati/monaci che vogliono curarmi ma io dico loro che basta un po' di acqua ossigenata sulle ferite sul mio petto e che poi passa tutto. Loro non comprendono, già... sono monaci del medioevo e devo spiegare a loro tutto.


domenica 9 marzo 2008

Fuga dal XIX secolo

D'improvviso, mi ritrovo in un posto che non conosco, probabilmente nel diciannovesimo secolo. Sono al centro di una piazza molto grande, pavimentata con pietre tutte regolari simili a quelle dei marciapiedi di oggi. Non percepisco colori, perchè vedo tutto seppiato. Intorno a me e un po' distanti ci sono carrozze trainate da cavalli che si spostano, uomini con cappello a cilindro che parlano tra loro, donne vestite secondo la moda di quei tempi. Il cielo è coperto, e l'illuminazione complessiva nel mio sogno è bassa, come se fossimo un po' al tramonto, oppure forse è una giornata d'inverno e il cielo coperto e un po' di foschia rendono l'ambiente poco illuminato. Continuo a guardarmi intorno perchè proprio non capisco dove sono finito, comincio a camminare e arrivo al mare, al porto della città in cui mi trovo. Vedo tante persone che stanno probabilmente festeggiando o ripetendo un tradizionale rito o canto o qualsiasi altra cosa che abbia a che fare con un rituale ben preciso che implica il ripetere con un ritmo ben preciso delle parole a voce alta ben scandite. Il "porto" in cui mi trovo sembra abbia diversi livelli, un po' come i piani di un condominio. Io sono forse sul piu' alto, distante dal mare, e vedo tutta la gente laggiu' (ma cmq a poca distanza da me) che ripete delle parole a voce alta guardando verso un unico uomo che dirige questo coro formato da tutte le persone del paese, persone di due secoli fa che non conosco e che nello stesso tempo mi affascinano. L'uomo che dirige sembra un prete, calvo, con gli occhi azzurri, sulla quarantina e ben in forma con la sua tonaca nera che lo copre fino ai piedi. La cosa un po' comunque mi inquieta, sembra di assistere a un rito pagano, o a qualcosa che ha a che fare con il richiamo di forze occulte.
Scopro finalmente un passaggio, dal punto in cui mi trovo, per scendere direttamente alla spiaggia/riva del mare, in un punto che mi porta di fianco a tutta la folla tumultuosa e distante da loro. Questo passaggio altro non è che una sorta di galleria in discesa, i cui muri sono fatti in marmo grigio chiaro e le cui pareti sono illuminate da luci elettriche bianche fredde. Mentre cammino a grandi passi in questa galleria che oltre a scendere curva sempre piu' verso destra, sento dei passi dietro di me, passi veloci di un'uomo che mi insegue. Io continuo ad andare e finalmente arrivo al mare: appena uscito dalla galleria mi si presenta con corto pontile di legno che permette di stare ovviamente "sopra" l'acqua del mare, il cielo è scuro, direi che è notte e davanti a me, attaccata al pontile, ci è una nave spagnola simile a una delle tre caravelle usate da Cristoforo Colombo, maestosa bella e tutta nera, e piu' piccola in proporzione rispetto a quelle originali. Ma ecco che l'uomo dietro di me sbraita e io mi giro verso di lui, immobile a guardarlo e ad ascoltarlo. E' il prete che ho visto prima, ha gli occhi azzurrissimi glaciali, si appoggia con la mano destra ad un bastone nero (che brandisce un po' in modo non minaccioso) e mi parla, mi dice che siamo a Palermo, e che quello è un rito famoso e che io dovevo partecipare e non scappare via, mi dice anche altre cose ma non mi ricordo piu' adesso... mentre parla vedo che non mi guarda negli occhi, e che il suo continuo fissare un punto nel vuoto mi fa capire che è completamente cieco e , pero' conosce bene il luogo in cui vive e sa orientarsi senza problemi vista anche la camminata sicura nella galleria. Mi rilasso un attimo sapendo che sono a Palermo, almeno sono in Italia in una epoca passata!
Quell'uomo finisce di parlare, e comprendo dalla sua espressione che ha intuito che io non lo voglio seguire e nemmeno ascoltare piu' di tanto. Dalla caravella escono tre uomini, uno salta sul pontile e mi dice che dobbiamo andare, che è ora, e me lo dice quasi come se fosse una fuga. Li guardo bene, sono vestiti come le guardie spagnole del 1600 ma comunque so che sono pirati e che io dovrei andare con loro, perchè sento che è l'unica soluzione possibile per me: andare via da li.


Il sogno termina.

In un secondo sogno, mi ritovo nella mia città ai giorni nostri e mi imbatto in un ragazzo che fa il laboratorio teatrale con me che mi fa vedere un concorso per un cortometraggio in cui si viene pure pagati. Con me c'e' Alessio che ascolta la proposta e io... propongo a loro il sogno descritto sopra. Alessio mi incoraggia e dice che è interessante, e cosi' nel sogno in cui mi trovo in questo momento ricordo il sogno fatto poco prima e lo descrivo un po' a loro.

giovedì 6 marzo 2008

Si provano sempre sensazioni particolari quando ci si trova seduti vicino a un boss della mafia americana, allo stesso tavolo con lui e gli altri pezzi grossi della "famiglia", incravattati con giacche stirate e firmate. Ebbene si, per quanto sia nuovo ed entrato da poco mi devo essere comportato bene e lui mi ha preso tra i suoi scagnozzi piu' stretti. Tuttavia sto facendo il doppio gioco, perchè non voglio diventare come lui, ma questo lo so solo io per fortuna, nessun'altro sospetta. Il boss, identico ad un Al Pacino in gran forma con gli occhi leggermente spiritati, si fida di me e io mi comporto come un perfetto mafioso sottomesso: gli do ragione sempre, non lo guardo negli occhi e non faccio nemmeno il gagliardo con frasi ad effetto o ragionamenti "originali".
Il tavolo a cui sono seduto è rettangolare, ma si lo riconosco, sono nel mio salotto di casa!!! Vicino a me, sempre seduto e con la faccia da stronzo e da "uomo che non deve chiedere mai" ci sta un altro giovane picciotto che si vanta, era colui che prima guidava l'auto del boss e che è stato anch'egli promosso e puo' sedere con noi. Tuttavia questa sua "promozione" gli ha dato alla testa e ora spara frasi ad effetto e a un certo punto dice a voce alta: "ecco adesso vorrei proprio un po' di biscotti con gelato al fior di latte", il boss lo guarda malissimo e senza esitare tira fuori la pistola e gli spara in testa. Sebbene io riesca a non far notare le mie sensazioni di sgomento e orrore mi sento un po' provato da questa scena violenta ma non mi giro ne a guardare il boss ne a guardare il corpo senza vita alla mia destra. Penso: "qui è un mondo perverso dove ognuno pensa per sè e tutto il resto come riti, abitudini e frasi fatte è farsa degna di un attore teatrale".
Usciamo fuori dalla casa e passaggiamo per la strada, il cielo è probabilmente grigio, si sente un bambino piccolo, un neonato che piange nelle braccia della madre, accanto a lei il marito e il loro cane. Il boss infastidito dà ordine di sparare a questo bambino e alla madre e al padre... un picciotto va verso di loro e spara.
Ecco che mi ritrovo nella sala di prima, e vengo a sapere che è rimasto vivo il cane di questa famiglia, il cane ora si trova nel nostro salotto e cerca carezze. E' gigantesco, grande come un rottweiler ma sembra di razza bastarda, è bianco, il muso lungo. Qualcuno vorrebbe sparare anche a lui ma.... abbiamo una idea: andare nel paese della famiglia appena sterminata per riconsegnare il cane, in questo modo faremo bella figura! La famiglia appena sterminata, non è morta, è ancora viva e sta bene...probabilmente nel sogno nonostante gli spari non sono morti e ora cercano il loro cane.
Non ricordo piu' altro perchè è suonata la sveglia.

mercoledì 5 marzo 2008

Sono a Modena al campus universitario e sto girando a piedi per dipartimenti (Fisica, Matematica) con la mia amica Vale che mi sta raccontando che negli ultimi tempi, l'universita' sta' affiancando agli ultimi studenti del VOD un tutore personale. Cos' alla Vale (a me non più perchè ho finito gli studi) hanno assegnato un ragazzo che avra' avuto circa la sua eta', occhi azzurri, che assomigliava un po' al cantante dei depeche mode. La Vale mi parla molto di questo ragazzo, dice che è un po' pedante, che non ti molla un secondo, quasi una sorta di personal trainer che ha la missione di farti studiare e passare gli esami, sempre presente e pronto a bacchettarti se ti fermi... ma in modo professionale. Giungiamo in un'aula dove Vale mi continua a descrivere questo ragazzo, quando ecco che entra e io intuisco che è lui da come lei lo guarda. Lui non è antipatico ma la mia amica non lo sopporta, perchè non vuole che uno ti stia sempre li a controllare a distanza e che ti dica cosa devi fare. Io esco dall'aula per lasciarli soli a lavorare ma lui mi segue e una volta che siamo fuori si presenta e mi stringe la mano, mi parla della sua "allieva" e mi confida che la Vale le piace. Continuando a parlare mi dice, utilizzando un proverbio tipico modenese (che nel sogno mi sono inventato), che lui condivide con lei dei segreti che non svelera' mai a nessuno, perchè è il suo tutore e certe cose le deve portare con sè fino alla morte.
Successivamente sparisce e mi ritrovo a passeggiare con la Vale che si guarda attorno per non essere vista da questo tutore, entriamo in una specie di salone/edificio nuovo del dipartimento di fisica che hanno costruito per creare e testare le antenne...dentro ci sono delle cabine grosse come quelle dei telefoni pubblici create appositamente per il pubblico di visitatori dove si possono provare degli effetti fisici elettromagnetici, ma io non ci entro perchè ho paura. Ci entrano altri studenti che fanno facce strane... la prima cabina permette di aumentare la gravità e di farti sentire piu' pesante (non so come, ma intuisco che usano qualche proprieta' legata all'elettromagnetismo), la seconda fa provare sul proprio corpo l'effetto "Dreyer" o "Meyer" dal nome di un fisico che ha scoperto tale proprieta' fisica che non ho mai sentito nominare. Un terzo esperimento consiste nel sedersi su una sedia di fronte a un tavolo dove ci sta un Rocchetto di
Ruhmkorff e una persona che lo accende e regola la "potenza". Io che conosco gia' il dispositivo, trattenendo una risatina invito la mia amica Vale a sedersi e a provare, aspettandomi da un momento all'altro che lei faccia un salto per la corrente forte che passa tra gli elettrodi che deve tenere in mano... purtroppo il sogno si interrompe bruscamente perchè il mio gatto salta sul letto e mi sveglia!

domenica 2 marzo 2008

Due frammenti

E' un periodo in cui difficilmente riesco a ricordare i sogni, e nemmeno nella loro interezza. Colpa della primavera?

Primo Frammento
Sto camminando lungo una strada sterrata, in un pomeriggio di primavera inoltrata. E' mattino, il sole è forte e luminoso, i suoi raggi illuminano e fanno brillare l'erba che sta ai lati di questa strada. E' quasi un'argine quello in cui mi trovo, perchè vedo attorno a me la terra obliqua ricoperta di erba. Mi trovo nelle vicinanze di Suzzara anche se l'argine è molto piccolo e neanche tanto alto. Mentre cammino incontro un cagnolotto simpatico: ha il pelo arancione scuso, gli occhi vispi, e ha orecchie piuttosto grandi che penzolano, è carino e trotterella verso di me, fa due giri attorno alle mie gambe e poi scappa via correndo nella mia stessa direzione. Continuando a camminare incontro un vecchio con il cappello che tiene gli occhi semichiusi a causa del sole accecante, mi chiede se ho visto il suo cane e gli dico di si, di andare in una certa direzione che di sicuro lo troverà. Lui mi ringrazia, vedo che si incammina e in lontananza (sempre sulla stessa strada) noto che abbraccia il suo cagnolotto e se ne va. A un certo punto raggiungo la casa di questo uomo, che vive con sua moglie, ci sono altre case oltre alla sua, di fianco all'argine in cui sto camminando. Entro in casa sua, e so che sta vivendo una situazione un po' triste a causa di suo figlio o di un vicino di casa cattivo che lo vessa con minacce. Cosi' per dispetto aspetto che questo ragazzo arrivi a casa con il suo Suv, e una volta che ha parcheggiato ed è entrato in casa io esco e furtivamente gli rubo l'auto!!!!

Secondo Frammento
In una stanza di un palazzo io e altri ragazzi ci stiamo esercitando con l'inglese e l'insegnante i dice di improvvisare un dialogo: uno di questi ragazzi deve improvvisarsi commerciante o comunque deve convincermi a comperare o a entrare a far parte di un gruppo di persone. Io ho già intuito cosa vuole...e comincio a parlare quasi facendo un monologo in inglese (e nel sogno mi esprimo bene) in cui gli dico che non sarò mai uno di loro, e della loro religione del cazzo! Cito altre religioni simili che non sono altro che buffonate create da impostori furbi che hanno trovato nelle migliaia di creduloni la loro forza per fare ciò che vogliono. Il ragazzo che doveva improvvisarsi "commerciante" un po' ride perchè non capisce questa mia determinatezza improvvisa, però la conversazione poi continua e si fa un po' piu' pacata. Resta comunque il fatto che io a lui non lascerò scampo :)