sabato 24 aprile 2010

Una sinistra chiesa

E' notte, e da qualche tempo oramai sono solito recarmi presso un edificio che si trova attaccato a una chiesa non piu' utilizzata, questo edificio credo faccia parte della canonica, è un palazzotto squadrato tutt'altro che "d'epoca", avra' si e no qualche decennio. Non so perchè mi reco ogni notte li', ma so che ho il permesso di farlo (da chi non saprei) e che posso permettermi di entrare nell'edificio e fare quello che devo fare, oppure stare all'aperto seduto su una panchina (è estate, il clima promette bene). Ogni volta che arrivo pero', mi avvicino a un quadro elettrico situato a fianco dell'entrata (sempre sbarrata) della chiesa e accendo due fari: uno di essi è rosso e illumina parte dell'orologio e della finestra poco piu' sopra del campanile della chiesa, campanile fatto di mattoni a vista e dall'aspetto sinistro e gotico. L'altro faro, di luce bianca piu' potente, illumina la finestra dell'edificio della canonica: tale finestra è grande, con la tapparella alzata e i vetri aperti e da essa è letteralmente affacciata una statua di legno raffigurante il viso di un'uomo dall'espressione terrorizzata, i capelli ondulati lunghi, gli occhi sbarrati e la bocca un po' deformata. le braccia sono aperte. Insomma, sembra che il Gesù del crocifisso a grandezza uomo sia stato posizionato li' come se fosse una persona reale e illuminato giusto per fare paura ai ladri. Si, viene usato come espediente per tenere lontano i malviventi: l'espressione di terrore sul viso di questa statua e il suo fissare verso il basso chi passa di li' (me compreso) mette disagio, inquietudine e una sorta di paura non ben descrivibile, inoltre il silenzio di tomba che regna attorno a questa chiesa e all'edificio mette ansia e paura dell'ignoto.
Tuttavia, nel silenzio, odo come un suono di campane molto flebile: non viene da lontano, viene dal campanile parzialmente illuminato dal faro rosso, come se le campane vibrassero in maniera quasi impercettibile, ma sufficiente a far colpire il batacchio.
Finite le mie cose, spengo i fari e vado via.
In una di queste notti porto la macchina fotografica per fotografare il Gesù di legno che sporge dalla finestra (notte e giorno, a finestra aperta tutto l'anno), cosi' accendo i fari, mi posiziono sotto la finestra, attivo il flash della mia fotocamera digitale e punto l'obiettivo.
Al momento dello scatto, il flash illumina la finestra e dietro la statua vedo 3 persone che mi fissano, in piedi, con sguardo cattivo di quelli che sono stati scoperti. Poi tutto ritorna buio e silenzioso ma io so che ora devo fuggire, perchè quelli erano ladri intrufolati nel palazzo. Scappo, sperando non mi trovino, perchè li ho fotografati assieme alla statua terrificante.

Alta accelerazione

Io e un mio amico, Ale, siamo nel deserto in vacanza e siamo attorno a un tavolo di un presunto bar-oasi popolato da altri turisti. Ha una asciugamano che sta per mettersi sulla testa per proteggersi dal sole, mentre la indossa rido di gusto perchè è buffissimo con quella cosa bianca a righe lunghe nere in testa... successivamente prendo l'aereo con lui, un'aereo molto grande che ha una sorta di sala separata dall'area in cui vi sono le fila di poltrone passeggero. Io e lui ci ritroviamo li a chiacchierare ma una voce da un altoparlante (probabilmente del pilota o di una hostess) ci informa che stanno per cominciare le operazioni di atterraggio e che bisogna essere tutti seduti con le cinture allacciate. Purtroppo è troppo tardi per noi per poterci sedere, è troppo pericoloso e tutti ci vedrebbero arrivare per ultimi, correndo cosi' il rischio di prendere una lavata di capo. Cosi' Ale mi dice di rimanere li' e di aggrapparmi il piu' forte possibile alle tubature del termosifone che passano accanto al "muro" di metallo dell'aereo e mi dice di resistere perchè non sara' una cosa facile sopportare la fase di atterraggio.
Mi preparo al peggio, l'aereo sento che fa delle "curve" nel cielo, date dall'accelerazione crescente, poi punta leggermente verso il basso e accelera: mi tengo forte, l'accelerazione è sopportabile e ancora nonostante tutto non eccessiva.
L'aereo si assesta un attimo, poi bruscamente punta verso il basso e l'accelerazione è mostruosa, vedo tutto intorno a me che trema a causa delle vibrazioni dell'intero aereo, mi tengo piu' che posso alle condutture calde metalliche e faccio moltissima fatica a sopportare l'accelerazione e la discesa mai sopportata prima d'ora, è una cosa sgradevole e che mette a disagio, ma devo resistere. Forse solo sulle montagne russe si prova una cosa del genere.
E' finita, mi ritrovo nell'aeroporto con il mio amico che attendiamo sul nastro trasportatore le nostre valigie. Da dietro qualcuno con il dito mi tocca la spalla: è un prete in tonaca nera assieme a una guardia/poliziotto con una pistola semiautomatica grigio metallizzato in mano, stanno verificando che tutti i viaggiatori siano scesi a terra e stiano bene e non accusino qualche strano sintomo di isterismo. Ci guardano, ci riconoscono, ci dicono qualcosa e passano oltre.
Anche questa volta ci è andata bene, nonostante abbiamo rischiato la vita nell'atterraggio.

martedì 13 aprile 2010

La ragazza in nero

Mi sorride, ride e si diverte mentre cammina e mentre scherziamo, mi segue, passa il tempo con me la ragazza in nero. Tuttavia appena mi giro a parlare con qualcun'altro lei tira fuori una foto di una persona e la mostra alle sue amiche o a qualche altra ragazza conosciuta da poco. Le mostra la foto e le dice che questa persona l'ha conosciuta nel tal posto, in quella tal serata... Questa cosa mi mette tristezza e una vaga gelosia a cui inizialmente non dò importanza.
Tuttavia si continua a ridere e a scherzare assieme ad altri amici, un'altra compagnia di pazzi....ma la scena si ripete e rivedo quella foto mostrata alle persone: è la foto di un ragazzo a mezzobusto, spalle larghe, occhi chiari, capelli biondi corti e pelle chiara, una sorta di modello scolpito perfettamente. Che pero' indossa una camicia nera. La ragazza in nero ancora sorride ed è felice di mostrare questa foto, la foto di un ragazzo che sta per frequentare e con cui uscira' a breve. Tristezza, gelosia, delusione... d'altra parte cosa mi posso aspettare da questa ragazza in nero? Le voglio molto bene e proprio per questo devo rispettare le sue scelte, anche se mi dispiace che scappi con quell'uomo della foto. Siamo alle solite, non ci si abitua mai a essere ignorati da chi ti piace. E cosi' accetto la cosa, con fatica, ma mi chiedo se lei ne gioverà della mia assenza.

lunedì 5 aprile 2010

L'infermiera

Sono seduto nella mia auto dell'esercito, al posto di guida, con l'auto spenta e parcheggiata su una salita fatta di cemento e sassi irregolari grandi. Intorno a me luce molto forte e fumo derivante da macchine o ordigni di guerra distrutti e macerie: una classica scena da seconda guerra mondiale e in cui io credo di essere una sorta di vincitore, almeno in quella zona.
A un tratto al mio fianco si presenta una infermiera con il suo classico vestito bianco e il cappello tipico di quei tempi: è giovane e il suo viso ha una espressione serena ma decisa. Mi dice che devo fare l'iniezione per prevenire l'intossicazione del fegato perchè è probabile che mi venga e non mi posso permettere di ammalarmi e stare male per una infezione o una intossicazione facile a prendersi proprio in questo periodo di guerra e conseguente carestia. Insiste perchè me la vuole fare e dopo un po' acconsento. Credo che me l'abbia fatta sul braccio.
Non ricordo cosa succede dopo, ricordo solo che sono passati almeno 30-40 anni e mi ritrovo in quel luogo dove ho combattuto e dove mi trovavo fermo con l'auto: ho cercato l'infermiera oramai invecchiata (io forse non sono invecchiato) che credo continuasse a fare il suo lavoro, aveva sempre una divisa bianca resa gialla dal sole pomeridiano di piena primavera e si copriva il viso con una sorta di sciarpa bianca fino al naso facente parte della divisa che le lasciava scoperti gli occhi con le zampe di gallina e parte del naso. L'ho riconosciuta e l'ho fermata, si ricordava a malapena, ma poi le ho raccontato l'aneddoto e si è ricordata. L'ho ringraziata, se non era per lei forse sarei morto o la salute ne avrebbe risentito molto. Lei forse non vuole far trasparire i suoi sentimenti e rimane seria ma ci tenevo a ritrovarla prima che se ne fosse andata per sempre.

sabato 3 aprile 2010

Un incontro interessante

Entro in una casa della mia città, una casa che avra' almeno 1 secolo: i muri sono grigi a causa dei restauri che vi sono stati fatti e la casa è circondata da un piccolo giardino. E' una casa che sta in zona centro città, anonima come le altre che le affiancano.
La porta di ingresso è aperta e il sole illumina dalle finestre gli ambienti interni: il sole è forte, tipico di una mattina di maggio. Entro e mi dirigo verso una delle stanze al piano terra, le stanze sono tutte senza porta e sono piccole, rettangolari tipo 3x4 metri. In ogni stanza vi è una telecamera, una intervistatrice, un tappeto e qualcosa attaccato ai muri. In questi ambienti si intervistano soggetti interessanti ed è possibile assistere come pubblico in 3-4 persone al massimo: le interviste vengono trasmesse in diretta su un canale satellitare dedicato a queste occasioni.
La stanza in cui mi trovo ha muri marroni e vi è una porta-finestra sulla parete piu' piccola, che è la parete dove io mi trovo ad assistere al'intervista. Sul tappeto, un uomo sta per essere intervistato dall'intervistatrice davanti a lui. Quest'uomo è abbronzato, ha un aspetto giovanile sebbene abbia almeno 50 anni, hai capelli ricci un po' bianchi e un po' neri con la chioma che gli arriva fino alle spalle, ha un vestito marrone con giacca e cravatta elegante, una camicia bianca. Ha una espressione serena e tranquilla, rafforzata dallo sguardo rilassato.
L'intervistatrice chiede al signore di presentarsi e di spiegare di cosa è venuto a parlare. Questo signore dice di essere una sorta di ricercatore che lavorava in una azienda della svezia o della norvegia e in cui avevano fatto scoperte scientifiche documentate e autentiche sull'esistenza di Gesù, scoperte che stavano per rendere pubbliche ma a cui hanno dovuto rinunciare per motivi economici e per le avversità incontrate dalla comunità scientifica in generale. L'azienda ha cosi' dovuto chiudere e lui è tornato in Italia. Questo signore continua a parlare con una pacatezza e un tono di voce tali che l'attenzione nell'ascoltarlo non scema mai, inoltre è molto saggio e le cose che dice sono bellissime, egli fa' considerazioni sullo stile di vita, sui pensieri negativi che la gente fa' spesso seguendo schemi mentali sbagliati, mette in risalto alcuni punti di vista spesso ignorati o sconosciuti su come vivere eccetera... Infine tira fuori 6 fotografie, tutte in formato 6x6 analogiche e le appende al muro, sono 6 fotografie che rappresentano 6 eventuali situazioni del futuro che secondo lui stanno per avvenire e che coinvolgono i comportamenti sociali. Comincia a spiegare le prime due e io gli do' ragione, esse rappresentano l'egoismo crescente e la cattiveria che la massa tende a concentrare su un singolo individuo appena se ne presenta l'occasione: sono due cose che lui reputa gia' in corso e a cui do' ragione. Sta cominciando a descrivere la terza foto ma io esco dalla stanza, nel giardino che sta dietro la casa e mi corico su una sorta di amaca sotto al sole...

giovedì 1 aprile 2010

Un party malinconico

Mi trovo in una casa, una villa per la precisione, che appartiene a un amico facoltoso. Questo ragazzo mi ha invitato e mi trovo in questa casa a partecipare a una sorta di party tra amici anche se il proprietario (ovvero colui che mi ha invitato) non l'ho mai visto in faccia o ci ho mai parlato. L'atmosfera è serena, c'e' gente che chiacchiera, chi beve, chi sta seduto sul divano... siamo tutti giovani e incontro anche facce che conoscevo "di vista", o persone che non frequento da tempo. Attacco bottone con un ragazzo che mi propone dei lavori o mi chiede dei pareri professionali e mi espone le sue idee, non so bene di cosa mi sta parlando ma so che gli rispondo in modo pertinente e lui è interessato e curioso. E' vestito di bianco, ha i capelli castani, è poco piu' alto di me e ha un'auto sportiva (forse una porsche) su cui mi fa fare un giro (guida lui per le strade di campagna asfaltate che circondano la casa. Purtroppo il tempo atmosferico non è gran che, c'e' nebbia, il cielo è grigio e i colori all'esterno sono spenti: il classico marrone e verde spenti delle campagne.
Torniamo alla casa e sento una musica strana, come un insieme di varie canzoni che suonano contemporaneamente: vado verso il giradischi incassato in un mobiletto ad altezza di poche decine di centimetri dal pavimento. Scopro che vi sono tanti dischi appoggiati uno sopra all'altro, sia di 33 che di 45 giri, che girano tutti insieme sulla piattaforma rotante del giradischi, mentre il braccio meccanico con la testina presenta una sorta di "rami" metallici-meccanici che alle cui estremita' vi sono testine piu' piccole che leggono contemporaneamente i dischi sovrapposti. Fermo tutto, tiro via i dischi in vinile oramai graffiati da tutte quelle testine e in qualche modo il braccio meccanico del giradischi torna come prima. Intanto si avvicina una ragazza con cui parlavo qualche ora prima e si china per vedere cosa sto facendo, siccome mi piace molto cerco di baciarla ma le sfioro solo le labbra, lei si ritira perchè non si aspettava questa reazione e le chiedo scusa. Non sembra offesa ma comunque ci è rimasta male... peccato, mi tocca rimanere da solo con il giradischi. Metto su un disco in vinile di Fatboy Slim "You've come a long way baby" e in particolare la canzone Love Island. Anche questo disco è un pochino graffiato ma suona e la musica adesso si sente abbastanza bene. Il party puo' continuare ma io ora sono triste e mi sento un po' escluso.

Sotterranei violenti

Vi sono un dedalo di sotterranei a varia profondità sotto la città in cui vivo e sono popolati da gruppi di uomini appartenenti a vari gruppi mafiosi: essi sono violenti e fanno paura a tutti, anche a me. A questi sotterranei, identici a delle vere e proprie catacombe, vi si accede scendendo nelle cantine o nei piani interrati delle case, vi sono porte e passaggi che portano a diversi metri di profondità e direttamente nelle zone "calde" popolate da queste persone. E' notte e ho paura, perchè sento le voci di queste persone che si aggirano nei dintorni delle case da sottoterra. Qualcuno di questi è uscito e cammina per le strade semi-illuminate da lampioni di luce gialla tutt'altro che luminosa.
La paura mi porta a scappare, lontano, in un'altro paese che si trova a distanza di qualche decina di chilometri dalla mia casa, sperando di scappare da questi criminali. E cosi' mi ritrovo in questo paese del veneto vicino al confine con la provincia di Mantova, assieme ad amici, ad assistere a una sorta di messa o requiem o cerimonia dedicata ai defunti: essa si svolge inun edificio dalle pareti bianche illuminate da forti luci al neon di cui pero' non vedo la collocazione. Un coro che non vedo canta lamenti funebri e un prete di cui sento solo la voce officia alla cerimonia, assieme a me vi sono gli amici in silenzio, l'atmosfera è di una cerimonia solenne ma molto, molto malinconica.
A un certo punto della celebrazione, tutto il pubblico, me compreso, scende in un piano interrato dal soffitto basso e anch'esso illuminato a giorno da luci al neon bianche, in questo luogo vi è una sorta di cimitero con le bare di legno scuro (e perfettamente conservato) disposte ordinatamente su una sorta di panchine basse. Qui la cerimonia prosegue onorando i morti e cantando sempre quei canti lamentosi ma solenni.
Penso che dovrei essere al sicuro ma essere nel piano interrato mi fa capire che i sotterranei, anche se meno frequentati, arrivano anch'essi fino a qua, e da qualche parte ci deve essere una porta, un passaggio, una scala che va ancora piu' in profondita' e che da' su una porta di accesso verso i sotterranei popolati da quegli assassini. Forse anche qua mi troveranno, forse anche qua faranno una strage, avverto la loro presenza anche se lontana. Rimango all'erta, anche quando si risale al "piano terra" e la cerimonia finisce. E' ancora notte e sono tutt'altro che rilassato.