sabato 11 luglio 2009

Incontro con un amico & fuga dal labirinto

Primo sogno

Sto camminando mentre mentre porto la mia bicicletta da uomo tenendola per il manubrio, sono sul ciglio di una strada asfaltata, sulla Ex Cisa 62, a Romanore, all'altezza della tabaccheria a lato della strada e in un pomeriggio di primavera o di estate, nuvoloso e senza sole, incontro Alessio B. (ben 10 anni fa lo vidi proprio li', dopo che ebbe giocato al superenalotto, d'inverno) e mi dice che sta per partecipare a una sorta di evento sportivo, una camminata mi pare di capire, una camminata con dei suoi amici di Parma e Bologna. Sta per partire e sta andando la. E' radioso, sereno, e mi dice anche che ha altri appuntamenti con altri amici sempre in quelle due città. Io gli dico che non posso, che devo fare una cosa, un qualcosa che ha a che fare con una attivita' ripetitiva e solitaria...la cosa mi mette malinconia ma non ci posso fare nulla, io vado incontro al mio destino e lui al suo.


Secondo sogno

Mi trovo in una sorta di giardino gigante, un'area di campagna in cui vi è un edificio del rinascimento o medievale un po' diroccato ma comunque tenuto dignitosamente bene. Sono dentro a una stanza semi aperta, cioè senza soffitto, dalle alte mura che sembrano di marmo, le pareti della stanza (quadrata) non sono attacate fra di loro, ma vi è spazio tra gli angoli per poter entrare nell'area quadrata che esse delimitano. C'e' dell'edera secca che occupa qualche ristretta area delle pareti, il cielo sembra sereno ma è coperto da nuvole non minacciose.
Entro ed esco da questa "stanza" all'aperto, poi passo vicino a delle colonne, e vedo una vecchia signora con i capelli lunghi raccolti sulla nuca e un grembiule azzurro chiaro che, camminando quasi come uno zombie e con gli occhi con le iridi parzialmente bianche, parla e mi viene incontro, anzi mi insegue letteralmente. Si lamenta di qualcosa, vuole farlo con me, ma a me non interessa, io voglio essere lasciato solo. Mi allontano verso un'altra parte del giardino e riesco a seminarla, pero' vedo che non molla e continua con il suo ritmo lento a venirmi dietro. Finalmente la semino entrando in un labirinto creato con le siepi alte e verdi, anche se sembrano di un verde un po' spento, forse perchè devono essere un po' innaffiate e poi non coprono totalmente la vista, si riesce a vedere oltre esse le altre siepi che compongono il labirinto. Un sole debole illumina dall'alto lamia fuga e il labirinto.
A un certo punto scovo un dispositivo, costituito da una barra alta 1,60 metri sormontata da una sfera nera che, se premuta, permette di abbassare per qualche secondo tutte le siepi del labirinto per poter capire dove si è e trovare l'uscita. La premo e le siepi si abbassano tutte di un 50 cm circa, pero' solo da un lato: si abbassano ed entrano nel terreno obliquamente. Dopo qualche secondo si rialzano e tutto torna come prima.
Durante la mia camminata nel labirinto incontro una sorta di custode che mi chiede chi sono, io mi fingo una sorta di poliziotto o guardia e tra noi si instaura un breve dialogo surreale, riesco a dargliela a bere senza mostrare alcun documento e mi lascia andare.
Intuisco che questo è il labirinto utilizzato nel famoso videoclip dei Negrita "In Ogni Atomo" e un po' mi fa piacere, di conseguenza so che devo trovare il centro del labirindo, o comunque una zona piccola, sempre circondata da siepi, in cui vi è una sorta di casettina come quelle che ospitano le madonnine che si trovano in campagna o in montagna. Finalmente la trovo ma non riesco a trovare una entrata per entrare in quell'area, vedo solo il casottino oltre la siepe che lo circonda e mi arrendo, non riesco a trovare una entrata per visitarlo meglio.
Rinuncio, con un po' di insoddisfazione e dispiacere, a uscire da un lato del labirinto (o meglio, trovouna sorta di uscita per caso) e mi ritrovo in una sorta di fienile abbandonato dall'aspetto medievale: le assi di legno del tetto sono un po' marce ma ancora solide, c'e' polvere, erbaccia... pero' noto un passaggio semicoperto da una porta di legno con dei buchi: questo passaggio porta sotto terra, è costituito da un buco quadrato ai cui "spigoli" interni sono presenti delle assi di legno (che non sono marce) intervallate da un "quadrato di legno" formato da assi che delimitano le dimensioni del cunicolo stesso a distanze regolari.
La curiosita' di entrarvi non mi mette paura, anzi vorrei proprio vedere dove porta, ma non so come sfondare quella porta di legno. Ecco che arriva qualcuno, un uomo con il cappello di paglia mi fa vedere come aprire la porta: tramite il lancio di una sorta di asta legata a una corda in un determinato punto del fienile, si attiva un meccanismo che apre la porta istantaneamente: il passaggio è libero.
Non ricordo se sono entrato nel cunicolo, i ricordi si fanno confusi, ma la soddisfazione c'era. Di fatto, pero', il labirinto e il cunicolo me li sono fatti da solo, la compagnia di qualcuno mi è mancata molto.

lunedì 6 luglio 2009

Sogno di Aprile 1999

Primavera 1999, faccio parte di una sorta di associazione segreta, benefica, che svolge missioni un po' in stile 007 ma senza violenza. Indosso una divisa, sobria, di colore blu scuro composta da pantaloni e giacca sfiancata che fa molto "figo". Sto tornando da una missione con i miei colleghi, missione svolta a Villimpenta, è il primo pomeriggio e il sole di aprile illumina con la sua strana luce la campagna. Entriamo in un'aula che utilizziamo per parlare dei risultati ottenuti, aula che si trova in un posto nascosto sempre a Villimpenta, l'aula ha i posti a sedere molto simili a quelli di un'aula universitaria: tavoli lunghi e stretti, paralleli tra loro e disposti in altezze diverse via via che si allontanano dalla cattedra centrale; i muri sono bianchi e la luce è al neon (anche se non li guardo direttamente so che ci sono). Il capo dell'associazione sta parlando e io lo ascolto in piedi, appoggiato al muro dell'aula con le mani dietro la schiena, sono alla destra del relatore. Mentre ascolto mi sento un po' orgoglioso di lavorare per questa associazione perchè faccio cose fuori dalla normale e monotona routine che la maggior parte delle persone invece è costretta a subire con i loro lavori "comuni".
La riunione è finita e mi ritrovo a passeggiare per la piazza di Villimpenta, noto che il pavimento è piastrellato in modo tale da formare dei disegni, piu' precisamente dei quadrati neri su sfondo beige (le piastrelle rettangolari hanno diversi colori) e noto che la pavimentazione è usurata dal tempo, probabilmente risale al medioevo. Ora però devo andare, salgo in auto con qualche collega che mi vuole riaccompagnare a casa e faccio a lui una richiesta: "per favore, vorrei rivedere quella ragazza che non vedo da un po', mi manca, almeno passare vicino alla sua casa, abita proprio qua"... Il desiderio è soddisfatto a metà, passiamo per una strada di campagna asfaltata che costeggia un campo in cui vi è immersa la casa di questa persona... vedo solo le piante di granoturco verdi passarmi davanti a velocita' elevata, la casa non si vede... preso dalla malinconia non posso fare altro che pensare che mi sto allontanando da lei, che mi manca ma che non la rivedro' piu'.