lunedì 14 settembre 2009

Operazione Segreta

In piena seconda guerra mondiale e in una notte d'inverno umida e dal cielo nero entro in un edificio anonimo, appena aperta la porta mi investe la luce gialla chiara riflessa dai muri bianchi e ai miei piedi si presenta una scala a pioli che scende verso il basso (se avessi fatto un altro passo sarei caduto 2 metri in basso facendomi molto male). Scesa la scala mi ritrovo davanti a un tavolo a cui sono sedute persone vestite come me e una volta salutate mi viene chiesto di togliere tutti gli ammenicoli presenti sulla mia uniforme: gradi militari, gemelli, spille, qualche sorta di gioiello. Insomma, mi tolgo tutto ciò che identifica purtroppo la categoria di persone di cui faccio parte e che nello stesso tempo disprezzo assieme a tutti gli altri seduti al tavolo: siamo ufficiali nazisti.
Fortunatamente abbiamo in comune un unico scopo: liberarci di quel f.d.p. di Hitler e stiamo pianificando una sorta di attentato o almeno di renderlo prigioniero allo scopo di processarlo definitivamente. Ci siamo tolti tutti gli oggetti caratteristici della nostra divisa proprio perchè li disprezziamo e voliamo sederci al tavolo guardandoci per quello che veramente siamo, ovvero delle persone con una coscienza.
Seduti al tavolo, con i capelli che cadono sulla fronte a causa dell'umidità e del calore che scioglie la brillantina, i miei "soci" parlano facendo ipotesi e mostrando nel frattempo piccoli congegni esplosivi: uno di questi è una bomba a mano innescata che pero' non esplode e che, grazie a una reazione chimica appositamente studiata (e incorporata alla bomba stessa) permette di bloccare lo scoppio quanto si vuole, la bomba in mano all'ufficiale emette del fumo bianco ma è innocua.
Il tempo passa e forse è l'alba o è mattina e stranamente non siamo piu' due metri sotto la porta di entrata, non so il perchè di questa variazione di altezza della stanza ma... questo è il meno, perchè dall'esterno si sentono arrivare camion di soldati tedeschi che passano proprio davanti al nostro edificio e per non destare sospetto usciamo, ci facciamo vedere e mostriamo il braccio destro. L'immagine dei camion che passano è uguale a quella che si vede nei documentari in bianco e nero: è come se ci fosse un grande schermo davanti a noi dove si proiettano tali filmati sgranati, con i segni dell'usura e con velocità di riproduzione superiore a quella "normale", stile ridolini.
Per fortuna non destiamo sospetto e torniamo alle nostre pianificazioni, pero' mi sembra di avere già vissuto questa scena, e so che forse la nostra missione non andrà a buon fine, un presentimento negativo si impossessa di me...

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