giovedì 4 febbraio 2010

Il padrino mi interroga e il mio corpo sanguina

Il padrino, un piccolo padrino "di provincia" viene a trovarmi, è mio zio e per ovvi motivi devo essere presente alla cena fatta in suo onore dagli altri pochi parenti che stanno nella mia zona e che si ritrovano tutti insieme. La cena si svolge nell'appartamento in cui forse vivo o che è di un altro mio parente...questo non mi è dato sapere. Sembra una persona normale, parla con un accento siciliano non molto marcato (perchè forse lui vive nel nord italia) e parla del piu' e del meno. A un certo punto, pero', si alza e va a sedersi in disparte in uno stanzino e mi chiama, dice che devo fare il io dovere e devo rispondere sinceramente alle sue domande riguardo alcune questioni e ribadisce che devo fare "il mio dovere", sottintendendo che al mio rifiuto si sarebbe vendicato in modo poco civile. Al suo fianco, in piedi, ci sta un suo picciotto anch'esso invitato alla cena, un giovane che parla poco e ha un aspetto gradevole ma al tempo stesso inquietante: è sempre un picciotto, pronto a farti del male su ordine del proprio boss.
Prendo uno sgabello, mi siedo di fronte allo zio padrino anch'esso seduto, una luce gialla al tungsteno, debole, illumina lo stanzino alla mia sinistra: la luce e le ombre che proietta fanno sembrare il tutto come una vera e propria scena di un film. Lo zio mi chiede dove ho preso la patente e come l'ho presa: gli rispondo con sincerita', ovvero che l'ho presa come tutti gli altri ragazzi, in modo onesto e legale. E' soddisfatto di questa risposta, gli chiedo se posso alzarmi e andare nel bagno che sta li a 3 metri di distanza perchè ho le mani sporche di sangue e non capisco come mai mi esce il sangue da alcune microferite. Mi dà il permesso e mi fa accompagnare dentro al bagno dal suo picciotto: la porta del bagno rimane aperta in modo tale che lui possa vedermi dal punto in cui si trova. Io mi lavo le mani, mi lavo al faccia, ma il sangue continua a uscire: è poco ma esce con rapidita' costante. Anche dal centro della mia guancia destra perdo sangue e la ferita da cui esce è grande come la capocchia di uno spillo. Non riesco a capire come mai abbia questo problema fisico, tuttavia mi sento bene e in forma. La cosa comunque lascia i due mafiosi indifferenti: a loro non dà alcun fastidio.
Torno a sedermi allo sgabello e lo zio mi fa altre domande a cui rispondo tranquillamente, noto però dall'espressione che fa che non è piu' molto interessato a quello che gli dico perchè tutto quello che ho da dire riguarda scelte fatte secondo onestà e fatte nella piena legalità: lui forse vuole sapere se ho commesso qualche cosa che sia piu' vicina al suo stile di vita di boss, forse mi vuole arruolare, o forse vuole solo capire se sono innocuo e non costituisco ostacolo alle sue attività losche.
Io sono abbastanza tranquillo, è mio parente e in qualche modo un minimo di "rispetto" glie lo devo, anche se so che è un farabutto. Tuttavia le mie mani continuano a perdere sangue, come se fossero irritate dal freddo e avessero dei geloni particolarmente grossi.

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