venerdì 8 ottobre 2010

Obitorio d'estate

E’ un torrido pomeriggio d’estate e mi trovo nella mia casa, mi affaccio alla finestra di una stanza del primo piano e guardo fuori: campagna brulla, arida, illuminata dal sole, si vedono le crepe del terreno dallaf inestra e tutto è circondato da un silenzio irreale. In lontananza arriva un carro di legno dalle ruote grandi, sembra che sia trainato solo da uomini, su di esso una bara chiusa  coperta da un lenzuolo grigio stropicciato. Non voglio occuparmi di quest’altro defunto, non mi compete e se dovessi occuparmene mi sentirei a disagio. Incarico un ragazzo di suzzara di occuparsene e lui prontamente scende le scale e va incontro a quegli uomini. So che portera’ la cassa da morto in un seminterrato della casa dove si occupera’ di sistemare meglio il morto, riaprendo la cassa stessa.
Mi viene in mente, senza un motivo preciso, l’estate del 2003, una delle estati piu’ calde mai vissute, dove non avevamo il seminterrato e dovevamo appoggiare la bara su un tavolo di marmo che si trovava all’aperto: ricordo il tavolo illuminato parzialmente dal sole e una bambina seduta a questo tavolo che incurante di quello che  stava per avvenire (la consegna e la sistemazione della bara sul tavolo stesso), mi guardava con espressione vagamente pensierosa e seccata, accanto a lei sulla superficie di marmo stava un gatto accovacciato che sonnecchiava, un gatto dal colore arancione.
Il ricordo finisce e mi ritrovo nel seminterrato, una sorta di salone rettangolare scavato nella roccia, le cui quattro pareti sono coperte di piastrelle bianche tipiche dei bagni pubblici (che hanno preso una colorazione tendente all’azzurrino-verde con il tempo), vi è una finestra rettangolare sul lato piu’ lungo che da cui si vede il cielo e una porta sul lato piu’ corto da cui vi si accede. Su un altro lato del muro, a circa 3 metri di altezza  vi sono due buchi d cui cola dell’acqua lungo le piastrelle: forse due sfoghi per l’acqua che scorre all’interno della roccia e che si è scavata un percorso negli anni.
Con me ci sono altri ragazzi, che sono un po’ in tensione per il fatto di trovarsi in una sorta di obitorio. Vi sono infatti dei lettini di metallo con rotelle su cui vengono appoggiati, e poi coperti con un lenzuolo, delle persone appena defunte, una di queste è un barbone morto a forza di bere alcool, un’altro è un uomo che ha vissuto la sua normale vita e ora si è spento in modo “naturale”. Non provo paura o ribrezzo per questi corpi e per tutto l’ambiente in cui mi trovo, anzi mi sembra tutto “naturale”, perchè dovrei essere spaventato? Non mi avvicino pero’ a questi corpi, lascio che sia il personale addetto a occuparsene e infatti questi ultimi fanno il loro lavoro con sobrieta’ senza dare nell’occhio.

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