domenica 9 marzo 2008

Fuga dal XIX secolo

D'improvviso, mi ritrovo in un posto che non conosco, probabilmente nel diciannovesimo secolo. Sono al centro di una piazza molto grande, pavimentata con pietre tutte regolari simili a quelle dei marciapiedi di oggi. Non percepisco colori, perchè vedo tutto seppiato. Intorno a me e un po' distanti ci sono carrozze trainate da cavalli che si spostano, uomini con cappello a cilindro che parlano tra loro, donne vestite secondo la moda di quei tempi. Il cielo è coperto, e l'illuminazione complessiva nel mio sogno è bassa, come se fossimo un po' al tramonto, oppure forse è una giornata d'inverno e il cielo coperto e un po' di foschia rendono l'ambiente poco illuminato. Continuo a guardarmi intorno perchè proprio non capisco dove sono finito, comincio a camminare e arrivo al mare, al porto della città in cui mi trovo. Vedo tante persone che stanno probabilmente festeggiando o ripetendo un tradizionale rito o canto o qualsiasi altra cosa che abbia a che fare con un rituale ben preciso che implica il ripetere con un ritmo ben preciso delle parole a voce alta ben scandite. Il "porto" in cui mi trovo sembra abbia diversi livelli, un po' come i piani di un condominio. Io sono forse sul piu' alto, distante dal mare, e vedo tutta la gente laggiu' (ma cmq a poca distanza da me) che ripete delle parole a voce alta guardando verso un unico uomo che dirige questo coro formato da tutte le persone del paese, persone di due secoli fa che non conosco e che nello stesso tempo mi affascinano. L'uomo che dirige sembra un prete, calvo, con gli occhi azzurri, sulla quarantina e ben in forma con la sua tonaca nera che lo copre fino ai piedi. La cosa un po' comunque mi inquieta, sembra di assistere a un rito pagano, o a qualcosa che ha a che fare con il richiamo di forze occulte.
Scopro finalmente un passaggio, dal punto in cui mi trovo, per scendere direttamente alla spiaggia/riva del mare, in un punto che mi porta di fianco a tutta la folla tumultuosa e distante da loro. Questo passaggio altro non è che una sorta di galleria in discesa, i cui muri sono fatti in marmo grigio chiaro e le cui pareti sono illuminate da luci elettriche bianche fredde. Mentre cammino a grandi passi in questa galleria che oltre a scendere curva sempre piu' verso destra, sento dei passi dietro di me, passi veloci di un'uomo che mi insegue. Io continuo ad andare e finalmente arrivo al mare: appena uscito dalla galleria mi si presenta con corto pontile di legno che permette di stare ovviamente "sopra" l'acqua del mare, il cielo è scuro, direi che è notte e davanti a me, attaccata al pontile, ci è una nave spagnola simile a una delle tre caravelle usate da Cristoforo Colombo, maestosa bella e tutta nera, e piu' piccola in proporzione rispetto a quelle originali. Ma ecco che l'uomo dietro di me sbraita e io mi giro verso di lui, immobile a guardarlo e ad ascoltarlo. E' il prete che ho visto prima, ha gli occhi azzurrissimi glaciali, si appoggia con la mano destra ad un bastone nero (che brandisce un po' in modo non minaccioso) e mi parla, mi dice che siamo a Palermo, e che quello è un rito famoso e che io dovevo partecipare e non scappare via, mi dice anche altre cose ma non mi ricordo piu' adesso... mentre parla vedo che non mi guarda negli occhi, e che il suo continuo fissare un punto nel vuoto mi fa capire che è completamente cieco e , pero' conosce bene il luogo in cui vive e sa orientarsi senza problemi vista anche la camminata sicura nella galleria. Mi rilasso un attimo sapendo che sono a Palermo, almeno sono in Italia in una epoca passata!
Quell'uomo finisce di parlare, e comprendo dalla sua espressione che ha intuito che io non lo voglio seguire e nemmeno ascoltare piu' di tanto. Dalla caravella escono tre uomini, uno salta sul pontile e mi dice che dobbiamo andare, che è ora, e me lo dice quasi come se fosse una fuga. Li guardo bene, sono vestiti come le guardie spagnole del 1600 ma comunque so che sono pirati e che io dovrei andare con loro, perchè sento che è l'unica soluzione possibile per me: andare via da li.


Il sogno termina.

In un secondo sogno, mi ritovo nella mia città ai giorni nostri e mi imbatto in un ragazzo che fa il laboratorio teatrale con me che mi fa vedere un concorso per un cortometraggio in cui si viene pure pagati. Con me c'e' Alessio che ascolta la proposta e io... propongo a loro il sogno descritto sopra. Alessio mi incoraggia e dice che è interessante, e cosi' nel sogno in cui mi trovo in questo momento ricordo il sogno fatto poco prima e lo descrivo un po' a loro.

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