lunedì 19 maggio 2008

La carrozzella dimenticata

E' autunno (settembre o forse ottobre) e in una campagna pervasa dalla foschia sto andando a trovare qualcuno nel paesello di Villa Saviola. Entrato con l'auto nel cancello della casa vedo una carrozzella per disabili abbandonata in mezzo al cortile sterrato che sta di fianco alla casa. La riconosco, si, ce l'ho portata io. Alla carrozzella manca il poggia-braccio sinistro perchè per qualche motivo era venuto via (si era forse rotto? non lo sapro' mai) ma tutto il resto è integro. Sembra quasi una poltrona di quelle da barbiere ma ha pure il poggiatesta. Sembra fatta in simil-pelle nera, ancora in buono stato.
Si, è ancora in buono stato nonostante sia rimasta esattamente li dal 2002, anno in cui avevo partecipato a una festa dell varie che si facevano in quell'anno con i ragazzi e ragazze che frequentavo. La padrona di casa, mi ricorda che da quando abbiamo lasciato la carrozzella li' all'aperto nessuno l'ha toccata o spostata e ora si trova li', vicino al cancello, con la foschia grigio chiaro autunnale che fa da sfondo al colore nero della simil-pelle del poggiatesta, per ricordarmi di quell'anno magico e di quei divertimenti oramai rimasti solo un ricordo.
La cosa comunque, non mi turba ma anzi mi fa ricordare una cosa particolare: la carrozzella non è mia, l'ho presa a prestito nel 2002 per caricarci sopra un ragazzo che partecipava a questa festa che non poteva camminare: alla fine della festa, ho lasciato li la sedia e me ne son dimenticato.
Mosso dalla coscienza, decido di riportare subito questa sedia al legittimo proprietaro': l'Asl di un paese della provincia che si trova dopo Mantova. Mi presento all'ingresso e consegno la sedia, l'impiegata mi guarda e mi dice: si, è vero, nel nostro inventario avevamo scritto di questa perdita e non abbiamo piu' avuto possibilita' di recuperarla, tra le nostre sedie date in prestito questa è l'unica che non è mai stata restituita. Cosi' le spiego che è colpa mia, che mi sono dimenticato, che mi assumo la responsabilità e che se c'e' da pagare qualche multa lo faro'.
Esco dall'edificio e cammino, sono ancora in campagna e l'erba ancora verde e bagnata di rugiada del mattino è illuminata da una luce del sole strana e "filtrata" dalla tanta foschia: penso ancora a questo fatto e so che ora dovro' pagare, ma so anche che non e' solo colpa mia, con me c'erano anche tutti gli altri ragazzi e nessuno si e' preoccupato di sistemare questa faccenda della carrozzella, non posso c'entrare solo io, non è giusto. E ora che faccio? Mi tocca chiamare tutti, e' da tempo che non li sento, come spiego loro questa cosa? E per non parlare di quel ragazzo che non poteva camminare, che se non era per me col cavolo che poteva usar la carrozzella e star con noi alla festa.
So che devo ritornare agli uffici dell'Asl, mi è giunta una chiamata da loro, probabilmente adesso procederanno per via formale a punire la mia consegna ritardata dell'oggetto da loro prestato: eccomi ancora alle porte del paese, questa volta pero' non è facile entrare perchè gia' in periferia c'e' una sorta di recinzione a causa di una grande manifestazione di prodotti per il giardinaggio e l'agricoltura, pero' vedo che alle entrate (dove addetti controllano i biglietti di ingresso) ci sono alcuni dipendenti e funzionari dell'Asl che mi aspettano e quindi posso entrare senza pagare alcun biglietto.
Eccomi in un ufficio, in piedi accanto a una scrivania lunga in cui questi funzionari sono seduti con diversi documenti davanti a loro: registri, fogli volanti, biro, taccuino per appunti. Un uomo, forse il direttore, con la barba dai peli bianchi misto neri e la testa pelata, con giacca a doppio petto marrone e cravatta nera chiede informazioni su di me e su questa storia della consegna mancata e ritardata. Mi fa capire che dovro' pagare per questo errore, e io gli dico che sono li' apposta e che sono venuto di mia spontanea volonta', dentro di me questa cosa un po' mi pesa ma la devo fare per una questione di principio e di coscienza, cosi' adesso pago e la faccio finita, oramai comunque sono sollevato.
L'uomo mi chiede anche chi era il reale utilizzatore della carrozzella, cosi' spiego chi e', dove abita e come mai non puo' muoversi con le proprie gambe; il direttore ci rimane un po' male e mi chiede: "Ma cosa fa questa persona nella vita?" e io: "Non fa nulla, sta tutto il giorno in casa", e allora il direttore stupito dice: "Per quanto ne so io, uno dovrebbe sempre trovare una occupazione e fare qualcosa, ma adesso mi deve anche fare i nomi delle altre persone presenti alla festa per distribuire anceh su di loro la responsabilità della mancata consegna della sedia a rotelle". Cosi' a questo punto camminando avanti e indietro davanti alla scrivania grigia di questo ufficio mi faccio venire a mente l'elenco di nomi e cognomi delle persone che c'erano, me li ricordo proprio bene nonostante sia passato molto tempo e non li senta piu'...

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