lunedì 5 aprile 2010

L'infermiera

Sono seduto nella mia auto dell'esercito, al posto di guida, con l'auto spenta e parcheggiata su una salita fatta di cemento e sassi irregolari grandi. Intorno a me luce molto forte e fumo derivante da macchine o ordigni di guerra distrutti e macerie: una classica scena da seconda guerra mondiale e in cui io credo di essere una sorta di vincitore, almeno in quella zona.
A un tratto al mio fianco si presenta una infermiera con il suo classico vestito bianco e il cappello tipico di quei tempi: è giovane e il suo viso ha una espressione serena ma decisa. Mi dice che devo fare l'iniezione per prevenire l'intossicazione del fegato perchè è probabile che mi venga e non mi posso permettere di ammalarmi e stare male per una infezione o una intossicazione facile a prendersi proprio in questo periodo di guerra e conseguente carestia. Insiste perchè me la vuole fare e dopo un po' acconsento. Credo che me l'abbia fatta sul braccio.
Non ricordo cosa succede dopo, ricordo solo che sono passati almeno 30-40 anni e mi ritrovo in quel luogo dove ho combattuto e dove mi trovavo fermo con l'auto: ho cercato l'infermiera oramai invecchiata (io forse non sono invecchiato) che credo continuasse a fare il suo lavoro, aveva sempre una divisa bianca resa gialla dal sole pomeridiano di piena primavera e si copriva il viso con una sorta di sciarpa bianca fino al naso facente parte della divisa che le lasciava scoperti gli occhi con le zampe di gallina e parte del naso. L'ho riconosciuta e l'ho fermata, si ricordava a malapena, ma poi le ho raccontato l'aneddoto e si è ricordata. L'ho ringraziata, se non era per lei forse sarei morto o la salute ne avrebbe risentito molto. Lei forse non vuole far trasparire i suoi sentimenti e rimane seria ma ci tenevo a ritrovarla prima che se ne fosse andata per sempre.

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