martedì 22 giugno 2010

1) In paesino sulle colline vengo invitato a visitare una torre e a godere del panorama, questa torre è in buono stato, con i mattoni a vista e i merli semidistrutti dal tempo.
Entrando nella torre si vede che è stata ben restaurata e curata: pareti bianche dipinte di un bianco tendente al giallo, moquette sul pavimento, sole che entra e illumina di luce calda lo stanzone quadrato frequentato da turisti, e da me. Salgo su per le scale che stanno su un lato della stanza e mi ritrovo al primo piano. Speravo di trovarmi subito all'aperto e invece no, mi ritrovo in un'altra stanza, uguale a quella del piano terra in cui ragazzi giovani chiacchierano tra di loro e si scambiano sguardi complici: sono tutte coppiette. E io che ci faccio qui? Alcune di esse le conosco e mi ignorano completamente, dispiaciuto per l'accaduto mi guardo intorno un'ultima volta e decido di andarmene.


2) Con l'autobus sono andato in una città nuova che non conosco e mi ritrovo in una villa non molto grande in cui si tiene una sorta di party o ritrovo. L'atmosfera è inizialmente serena ma a lungo andare mi stanco, anche qua ci sono persone che conosco, una in particolare con cui passo quasi tutto il tempo. Tuttavia a un certo punto si fa sera e questa persona, un ragazza vestita di nero, sparisce. La cerco in tutte le stanze preoccupato, intanto comincia a piovere e oramai c'e' buio. Guardo l'orologio e vedo che è tardi, ho perso l'autobus. Ora ricordo di essere in una città della Toscana, forse Massaciuccoli, o Arezzo, o un altro nome di città conosciuta che comincia per M. Oramai mi rassegno: ho perso la ragazza, ho perso l'autobus e mi tocca cercare un albergo: dico questa cosa a due miei amici che sono venuti insieme a me alla festa (e che prima non avevo visto), loro mi dicono di stare tranquillo. Nel buio della notte i miei occhi si sono abituati all'oscurita' e il cielo, illuminato dalle stelle, ora è come una sorta di "lampada" che illumina la casa attraverso le finestre. Entro, salgo le scale e ritrovo la ragazza sparita: le dico "Senti, ti devo dire alcune cose, non so come le prenderai, ma almeno avro' la coscienza a posto, non è niente di grave, almeno pero' ascoltami" e cosi' ci mettiamo a parlare, io seduto sul pavimento e lei coricata sul letto, nel buio di una stanza con la finestra spalancata mentre fumo una sigaretta. Lei ascolta, serena, poi prende ciò che rimane della rigaretta che ho finito e mi fa vedere come la si puo' recupere per fumarla ancora un po'.

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